In estate più vicini alle stelle

Difficili da raggiungere, ma una volta varcata la porta si apre un’esperienza fatta di calorosa accoglienza e di ricordi che resteranno indelebili. Stiamo parlando dei rifugi, un modo tradizionale ma allo stesso tempo nuovo di scoprire il Trentino d’estate. Adatta alle famiglie, ai gruppi di amici e non soltanto ai protagonisti attivi della montagna, questa forma di ospitalità ha ampliato gli stimoli e il target di clientela. A tracciare il quadro è Roberta Silva, presidente dell’Associazione Gestori dei rifugi del Trentino.

Gv: Quali sono le prerogative dell’ospitalità nei rifugi e quale il ruolo sia dei rifugi che dei “rifugisti”?

“La prerogativa principale direi che è sicuramente l’accoglienza, l’atto di ricevere il nostro ospite, spesso chiamato da noi rifugisti amico, il modo e le parole con cui questo gesto avviene. Il rifugio infatti è un luogo tendenzialmente più difficile da raggiungere rispetto ad un albergo in valle, o ad un b&b, una struttura che per sua natura è più scollegata dai centri abitati ed il fatto che varcare la sua porta comporti una tratta più o meno lunga da percorrere a piedi rende lo spirito di accoglienza molto simile a quello di un amico di vecchia data che non ti vede da tempo e che ti apre la porta di casa sua col sorriso e magari con un abbraccio. Rifugio è ospitalità h24 ed a 360 gradi ed è l’esperienza di dormire sotto un cielo stellato la vera essenza del rifugio stesso, non la più semplice sosta per un ristoro veloce. L’esperienza che potrà regalare ricordi ancora più indelebili è quella di trascorrere una notte con noi nelle nostre case alte, sentire il silenzio che le circonda ed il vento che ne accarezza le mura, svegliarsi con la luce del nuovo giorno e vedere il sole sorgere od un mare di nuvole che ti avvolge dolcemente. Non ci sono grosse hall ad aspettare l’ospite e spazi ampi e servizi di ogni genere, ma locali dove spesso ci si siede vicino condividendo tavoli e momenti, nonché racconti con gli altri frequentatori; ci sono ampi lo cali aperti dove respirare aria pulita e viva, dove i servizi migliori che vengono offerti sono le emozioni che i nostri paesaggi, la nostra natura, i contorni ed i colori che accompagnano l’ospite durante tutta la giornata possono regalare. Il ruolo del rifugio e dei rifugisti è quello di essere un presidio dei luoghi ove le loro fondamenta appoggiano ed ove le anime che lo vivono per un periodo dell’anno dimorano: essere un presidio vuol dire non solo tutelare l’ambiente circostante e chi lo frequenta in caso di necessità, ma soprattutto essere di appoggio per i visitatori. I rifugisti sono i conoscitori delle loro montagne, coloro che le vivono giornalmente e che sanno raccontarle, spiegarle, farle ascoltare e vivere con l’approccio giusto”.

 

Gv: E’ costoso e macchinoso portare la materia prima nei rifugi: come agite in termini di autogestione e autoproduzione?

“Innanzitutto c’è da fare una premessa, cioè che il mondo dei rifugi è molto ampio e vario, non sono facilmente classificabili o essere ricondotti ad un unico modello. Detto ciò, in rifugio i rifornimenti possono essere molto macchinosi per alcuni ed un po’ meno per altri: in alcune strutture tutto quanto viene trasportato al rifugio tramite elicottero, in altri casi c’è una teleferica utilizzata per il trasporto di alcune materie, mentre quelle di peso maggiore vengono ancora elitrasportate, alcuni usano motocarriole per le merci più leggere o addirittura a spalle, altri invece hanno la possibilità di raggiungere la loro struttura con una strada sterrata. In rifugio, quindi, le materie prime si portano ed infatti esiste ancora la figura del “portatore”, colui che trasporta da valle quanto necessita il rifugio per la sua autosufficienza nei modi elencati in base alla posizione del rifugio stesso. Sicuramente anche un’ottima organizzazione è una caratteristica e la base necessaria per gestire al meglio carichi, scorte e magazzinaggio. Ogni rifugista si organizza quindi i in termini di capacità di produrre in loco quanto più riesce appunto per semplificare “la lista della spesa” e se possibile anche l’energia dove in assenza di elettrificazione viene prodotta non solo tramite generatori, ma anche con pannelli solari o centraline idroelettriche”.

 

Gv: Dal punto di vista dell’esperienza enogastronomica questa tipologia di ospitalità garantisce qualcosa di diverso rispetto al panorama tradizionale.

“Non si può parlare di esperienza enogastronomica, ma di esperienze, perché ogni rifugio ha una sua specifica offerta, dai prodotti tipici locali a quello che più si addice alle caratteristiche di ogni singola realtà; offerte culinarie che spaziano dai piatti tipici come i canederli trentini e la polenta con formaggio e funghi o spezzatino a piatti di pregiata ricerca in termini di materie prime e tradizione. Pietanze che vengono realizzate tutte in quota ed ancora con le ricette della nonna tramandate di generazione in generazione. Torte e dolci fatti in casa che con i loro profumi ti accarezzano i sensi quando entri tra le mura di queste case alte. Pane e marmellate a volte prodotti direttamente a 2000 metri di quota. Rifugi che sono in grado e si impegnano per soddisfare le necessità dei vari frequentatori con offerte vegetariane, vegane e senza glutine”.

 

Gv: Come si sta evolvendo il concetto di rifugio e cosa chiedono attualmente i clienti? 

“Negli ultimi anni la tipologia di frequentatore è cambiata; ci sono molti ospiti che hanno recentemente riscoperto la montagna e le sue bellezze, non solo alpinisti esperti. C’è quindi sempre più la necessità di istruire chi si avvicina alla nostra realtà per far si che possano vivere questa esperienza con la dovuta prudenza sapendo come affrontare i sentieri che li conducono a noi. Allo stesso tempo molte strutture si sono o si stanno organizzando per avere un nuovo concetto di sobria ospitalità, dove alle grandi camerate, ove possibile, vengono affiancate anche camere più piccole. Si cerca di trovare una giusta via d’incontro tra “nuovo turismo” e realtà del rifugio, consci che alcuni cambiamenti sono fisiologici. Una cosa che negli anni non è mai cambiata e che sono fiduciosa non cambierà è la necessità da parte dei clienti di un’interazione umana ed il desiderio spesso di trovare un braccio teso pronto ad aprire la porta”. 

Laura Dominici

Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. Foto di Carlo Baroni

 

Il battito della montagna ad alta quota

E’ il luogo dove si può sentire battere il cuore della montagna. In alta quota, nei rifugi dove per l’aria frizzante, il panorama che si apre sulle cime e la strada che si percorre per arrivarci ci si sente più vicini al cielo e alla montagna. Questi luoghi sono il ritrovo di esperti escursionisti ma anche di famiglie con bambini e amanti delle vette. Sono infatti previste facili passeggiate per raggiungere, d’estate a partire da maggio, una selezione di rifugi alpini adatti a tutti e dove mangiare diventa un’esperienza gourmet. Per entrare in sintonia con l’atmosfera locale occorre prepararsi per bene: indossare zaino e scarponcini e poi studiare il percorso per poi procedere camminando tra i sentieri di montagna. Il Trentino ha sviluppato dei progetti legati alla sostenibilità ambientale che prevedono, dopo l’eliminazione della plastica mo- nouso, l’ottenimento del marchio “Plastic Free Zone” in alcune aree. Etici, a km zero e rispettosi del territorio, i rifugi del Trentino si stanno trasformando in luoghi “green”.

Laura Dominici

 

Tags: ,

Potrebbe interessarti