Il turismo slow deve imparare a fare squadra
Fast ma allo stesso tempo slow, non si tratta di un ossimoro bensì della nuova tendenza di fare vacanza, o meglio turismo, perché il vero viaggiatore non è attratto solo dall’idea di staccare la spina ma dall’esperienza a tutto tondo che può regalare uno spostamento.

Lo spartiacque

Con l’avvento della pandemia gli amanti dei viaggi hanno sviluppato una resilienza che ha consentito loro di non rinunciare a partire, scoprendo nuove forme di soggiorno, come quella di cui si è dibattuto nell’ambito della conferenza stampa tenutasi alla Borsa Internazionale del Turismo, alla presenza di personalità del settore, e più precisamente orientate verso i borghi, che costituiscono un patrimonio da valorizzare e trasformare in offerta turistica a trecentosessanta gradi, senza deturparne l’aspetto originario, in un’integrazione armoniosa e produttiva con i visitatori, che non andranno solo in vacanza ma staranno a stretto contatto con le realtà locali.

Una sfida per il futuro

Una sfida sicuramente impegnativa ma avvincente, che parla di futuro, e il confronto in Bit ne ha sviscerato i punti cardine, arrivando al concetto che sintetizza la buona riuscita del progetto: fare rete, dove per ‘rete’ s’intende la collaborazione tra tutti gli attori, che siano il pubblico o i privati. “Pubblico e privato non sono soltanto le istituzioni e gli imprenditori – ha voluto precisare Sebastiano Venneri, responsabile turismo e mare e territorio e innovazione Legambiente -, ci sono tante altre entità che possono mettere insieme le loro forze, e qui penso al mondo dell’associazionismo ma anche ai singoli cittadini, in una visione ampia degli obiettivi”. La riscoperta del borgo passa anche da una certa selezione, perché non si può pensare a un turismo che non sia anche ordinato. Per fare un esempio, basti pensare alle persone che amano trascorrere le domeniche soleggiate facendo grigliate a ridosso di laghi e fiumi, situazioni in cui si crea sovraffollamento, ma che non si inseriscono in un circuito turistico pensato, e il borgo non deve diventare questo.

L’assalto alla montagna

“Quando è scoppiata la pandemia, le destinazioni di montagna sono state prese d’assalto – ha dichiarato Vincenzo Torti, presidente Cai , e questo ha creato due criticità: la prima è che quando c’è invasione si perde il gusto, non si può valorizzare quanto si vorrebbe, e in stretta connessione con questo aspetto è che è aumentato il numero degli incidenti“. Una soluzione potrebbe essere creare delle esperienze ‘ordinate’, incentivando l’utilizzo di mezzi come la bicicletta, per costruire percorsi monitorabili a scopo di tutela.

La narrazione del luogo

Ma il borgo è molto altro, e il paradigma si arricchisce di ulteriori aspetti, portati all’attenzione da Rosanna Mazzia, presidente dell’associazione Borghi Autentici e sindaco di Roseto Capo Spulico, un paesino della Calabria che si affaccia sul mare. “Bisogna cambiare la narrazione del borgo – spiega Mazzia -, e vederne la bellezza nelle persone che lo vivono. Non siamo cartoline da vedere ma realtà da conoscere e da vivere entrando in punta di piedi. La bellezza di un borgo la fa la comunità che la vive, depositaria dell’identità locale”. Fare rete non significa solo creare sinergie tra chi ha interesse verso quella specifica realtà borghigiana, ma creare un flusso armonico di respiro nazionale, mettendo in comunicazione tutti gli attori del settore, abbattendo le rivalità, ed è quello che ha fatto Giancarlo dell’Orco, destination manager e co-founder e content manager forum del Progetto Borghi. “L’Italia è un Paese ancora troppo frammentato – commenta Dell’Orco -, fare rete significa andare tutti verso un unico obiettivo, e io sono riuscito a riunire enti che senza un trait d’union sono tra loro rivali, turisticamente parlando”. Per concludere è stata preziosa la testimonianza di Mariella Giannattasio, imprenditrice e promotrice del progetto Torre del Nera e Albergo diffuso Spa, a Scheggino in Umbria. “Quello che si trova in un Borgo non si trova in città – conferma Mariella -, e mi riferisco a quel legame umano immediato tra le persone. Quello che la gente ama dell’esperienza borghigiana è il contatto diretto con ciò che mangia, con i prodotti che acquista, e la semplicità della vita”. Tirando le somme, il borgo fa già parte del nuovo modo di fare turismo, ed è destinato a crescere in futuro. Sarà necessario imparare a viverlo nella sua lentezza senza snaturarlo, ma apprezzandone le caratteristiche e sfruttando l’offerta esperienziale.
Lara Morano
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