Business travel in ripresa

Orizzonte più sereno per il business travel. “Le statistiche indicano che i viaggi sono ripresi e il mese di aprile, in particolare, è andato benissimo. Sebbene si sia ancora distanti dai dati del 2019, tutta la macchina organizzativa sta ripartendo. Le aspettative sono positive”. Parola di Daniele Aulari, country manager AirPlus International Italia, nel recente evento organizzato dalla società a Milano.

Scenari mutati e nuove tendenze

Ma il mondo, anche quello del business travel, non è più lo stesso. “Tornare a viaggiare vuol dire riappropriarsi del futuro. Il virus ha ridefinito spazio e tempo, due fattori chiave nel travel – ha affermato Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di strategia, Bocconi University School of Management -; prima l’azienda era il centro di tutto e solo se si era fuori da quest’ultima si era considerati viaggiatori, oggi con lo smart working non è più così”. Una battaglia, però, è stata vinta: “Quella sul digitale – prosegue il docente -. Ora bisogna capire quali responsabilità organizzative abbiamo”. Il business travel management non è una funzione aziendale, ma “una piattaforma orizzontale di servizi organizzativi – ha specificato il docente -; e non è nemmeno un segmento del travel, ma una estensione del business”. Sebbene la pandemia abbia portato a molte riunioni virtuali, “l’interazione fisica fra esseri umani è determinante”. Sarà essenziale tenere sempre più conto del fattore sostenibilità: “Il nuovo budget di viaggio dovrà essere misurato in carbon credit”. “La contrazione nel corporate travel è stata significativa – ha spiegato Cristina Polo, market analyst Emea Phocuswright -, ma la ripresa potrebbe essere più veloce del previsto. Il 2025 dovrebbe essere l’anno del pieno recupero”. E quali sono le nuove evidenze introdotte nelle policy dalle società? “Soluzioni di affitto a breve termine, ride sharing e bleisure – ha indicato la manager -, mentre per quanto riguarda i metodi di pagamento degli acquisti bt aumentano l’utilizzo dei mobile wallet”. Di certo la pandemia ha cambiato il viaggiatore corporate: “L’85% dei business traveller si aspetta una modalità di lavoro ibrida – ha evidenziato Polo – e solo il 10% prevede di stare in ufficio a tempo pieno”. Phocuswright ha individuato tre profili di viaggiatore corporate: il business traveller esperto di tecnologia, il lavoratore ibrido e il nomade digitale.

L’esperto di tecnologia

Il business traveller esperto di tecnologia ha una limitata partecipazione e grandi meeting o eventi in presenza (che verosimilmente saranno in forma ibrida), è ovviamente orientato al contactless, fattore che garantisce una maggiore velocità e semplicità nel viaggio stesso, e usa app per il booking e il travel management. In termini di duty of care e digitalizzazione, secondo i dati diffusi da Polo, le società più grandi ritengono che il risk management (43%) e la fiducia del viaggiatore (33%) le due maggiori sfide da affrontare nel prossimo biennio. A proposito di contactless, in Uk la quota di chi preferisce utilizzare questa opzione è 73%, in Spagna 70%, negli Usa e in Francia del 68%, in Italia del 63% e in Germania del 60%.

Il lavoratore ibrido

Il lavoratore ibrido ha a cuore la sostenibilità, predilige soluzioni di affitto a breve termine ed è anche un bleisure traveller. La sostenibilità è, infatti, un tema molto importante nelle decisioni di viaggio degli europei. Questo significa scelta di prodotti local, utilizzo del trasporto pubblico e spostamenti in treno più che in aereo.

Il nomade digitale

Il 25% degli interpellati da Phocuswright sarebbe lieto di trasferirsi in un’altra città a vivere e lavorare. Ma se vertici e team non sono fisicamente nello stesso luogo e nello stesso momento, allora una delle sfide che le risorse umane delle aziende devono affrontare è quella di apportare comunque coesione.

Nicoletta Somma

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