Stabilire il numero di adv è sempre difficile. Sia a livello nazionale, sia regionale. In questo momento lo è ancora di più fare un censimento preciso in quanto “diverse adv hanno chiuso, alcune nei due anni di pandemia hanno chiuso solo parzialmente, si sono trasferite a casa o hanno disdetto alcuni contratti di affitto, in pratica non c’è ancora una situazione chiara”. A fare tali riflessioni è Stefano Corbari, presidente di Fiavet Lazio. I numeri che cita per cercare di dare un ordine di grandezza, sono quelli dei nuovi associati del 2019 che sono stati 40, mentre nel 2020 sono stati poco più di 10, “il che fa capire quale è stata la crisi, con molte aziende che hanno sospeso le attività per vedere cosa sarebbe successo”.
Tra incoming ed outgoing
Certo, in primavera c’è stata una ripartenza, che il presidente definisce “a macchia di leopardo, con situazioni legate anche al conflitto in Ucraina che ha fatto ripartire alcuni mercati, ma non quello dell’Est e della Cina – ammette -. Il Giappone ha riaperto, ma per ora sono ancora fermi”. Inutile dire che sul fronte incoming i flussi russi, ucraini e cinesi sono fermi, “abbiamo diversi associati che lavorano quasi esclusivamente con quei mercati”. Le adv che sono ferme come stanno reagendo? “Cercano di lavorare con i Paesi dell’Est non bloccati dagli embarghi. Stanno provando a reinventarsi, tutti gli altri mercati sono saturi. E’ giocoforza che qualcuno possa anche gettare la spugna, spero di no”.
Per il resto ci sono mercati che “sono ripartiti bene come quello americano per gli individuali, per i gruppi lavorano con un anticipo di due anni”, pertanto ci si sta lavorando. Per l’outgoing si sta ripartendo, con qualche difficoltà.
Il Mare Italia? Corbari pone subito in evidenza che “i prezzi si sono alzati parecchio, il food, i trasporti. Se si pensa ai ristoranti per i gruppi i prezzi dei menù sono più alti, anche se i fornitori ci stanno dando una mano. E poi c’è il costo del pullman tra le voci da considerare”. E’ un discorso che vale per l’Italia, ma non solo, anche per l’estero, l’Europa o Ny, “che sta diventando una città carissima”. Nel caso del Mare Italia si può parlare di rincari nell’ordine del 10/15%, quando poi entrano in gioco i trasporti la situazione sale un pochino di più”.
Non tutte le strutture hanno riaperto
Intanto non si è ancora arrivati ad un riempimento completo delle strutture, “maggio non è stato da tutto esaurito, giugno lo è quasi, ma si deve considerare che alcune strutture non hanno ancora riaperto e altre non lo sono al 100%”. Una cosa è certa, “quando si resta chiusi per un anno o un anno e mezzo per riaprire ci vuole tempo, dovendo fare degli interventi sulla struttura che sono normali, fisiologici se si vuole evitare di avere poi dei problemi durante la stagione, pertanto molte strutture stanno facendo manutenzione e per questo non riaprono al 100%. Non abbiamo ancora flussi paragonabili al 2019”.
Servono aiuti
Il settore del travel? “Ha ancora bisogno di aiuti – dice -, ma soprattutto abbiamo bisogno che l’attenzione non cali”. Il presidente si sofferma per esempio sul fatto che “la cassa integrazione dei primi tre mesi del 2022 non è stata ricevuta, ci sono altre 8 settimane da chiedere, qualcuno lo sta facendo, ma ci possono essere criticità di cash flow. L’aiuto di cui avremmo bisogno è che venga pagato quanto già confermato. Fiavet Nazionale sta facendo pressione sui rimborsi Alitalia, situazioni che concorrono a far tornare in cassa i soldi su cui si faceva conto. La preoccupazione è che si perda il contatto con la realtà. Si è rimasti fermi per due anni, ma quei due anni non si recuperano con i due mesi in cui si è ripreso a lavorare”, fa osservare. Per recuperare ci vogliono tutto il 2022 e il 2023. “Nel 2024 ricominceremo a guadagnare, secondo me. Poi ognuno potrebbe recuperare o prima o dopo, chi lavora con la Russia avrà più incertezze, chi con l’America potrà avere un 2024 più tranquillo, dipende”.
La capacità contrattuale
Un altro tema con cui fare i conti è quello della contrattualistica con i mercati stranieri. “E’ un problema che c’è stato con Sharm, in quanto gli italiani non andavano, mentre gli europei sì, quindi abbiamo perso capacità contrattuale anche sui blocchi camere. La ripartenza non sarà semplice. Chi fa outgoing deve riconquistare certi Paesi, ma i fornitori sanno che c’è una capacità di vendita di un certo tipo dal mercato Italia”. Poi riconosce: “Come associazioni dobbiamo fare di più. A livello nazionale abbiamo ottimi rapporti con gli uffici del Turismo, per esempio ci sono regioni della Turchia che stanno puntando sul mercato Italia, guardano di nuovo al mercato europeo. L’Egitto ha in qualche modo un embargo per i russi”, ma siccome l’Italia e la Russia non usavano le medesime strutture, il messaggio da cogliere è che per il nostro Paese ci potrebbero essere delle opportunità.
Il calendario da non perdere
Dal canto suo Fiavet Lazio sta lavorando a ricompattare gli associati, in quanto durante la pandemia “c’è stato un rilassamento, c’è stata una depressione globale, dovuta al fatto che non si sapeva il domani cosa avrebbe portato. Abbiamo fatto un congresso a novembre in presenza, il che è importante per far capire che si sta ripartendo, forti anche dei rapporti stretti con amministrazioni locali, con la regione Lazio e con il Comune di Roma che tengono in considerazione i rapporti con le associazioni di categoria. Stiamo avendo anche un rapporto più stretto con l’Ebtl per realizzare dei progetti anche sul fronte della formazione dei dipendenti”.
Guardando in prospettiva, la regione nei prossimi anni sarà teatro di appuntamenti importanti e bisogna capire come poterne approfittare. Nel 2023 la Royal Cup, nel 2025 il Giubileo, c’è la possibilità dell’Expo a Roma nel 2030 e nel 2033 un Giubileo straordinario. “Nei prossimi anni Roma e la regione saranno al centro di molte situazioni e bisogna essere pronti anche come comparto”, esorta Corbari.
Stefania Vicini