Nel 2021 il valore del mercato globale dell’arredamento di design di alta gamma si è attestato a circa 40 miliardi, registrando una ripresa post-Covid 8 volte superiore agli altri settori del segmento luxury (moda, auto, esperienze) e superando del 7% i livelli pre-pandemici. Il settore potrà crescere ulteriormente fino a quota 60 miliardi di euro nel 2026 se saprà cogliere appieno alcune opportunità, fra cui la seconda urbanizzazione della Cina, la spinta contraria degli Stati Uniti ad uscire dalle città e un più forte focus su contract e digitale. Queste evidenze emergono dall’Altagamma-Bain High-End Design Market Monitor 2022, presentato nell’ambito della 60° edizione del Salone del Mobile Milano, alla presenza del presidente di Altagamma, Matteo Lunelli e del presidente del Salone, Maria Porro. Lo studio è stato realizzato da Bain & Company e presentato da Claudia D’Arpizio, senior partner e global head of Fashion & Luxury della società di consulenza strategica globale.
I macrotrend
Il report individua alcuni macrotrend che guideranno l’evoluzione del Core Hedf nei prossimi anni. Innanzitutto, un crescente ‘cocooning’ e la necessità di ‘self-expression’, che hanno ridisegnato (e continueranno a ridisegnare) il rapporto degli individui con le proprie case. Queste rappresentano sempre di più un rifugio personale, anche considerando il tempo maggiore che si trascorre in casa, e questo fenomeno favorisce la crescita di tutte le categorie prodotto. Inoltre, si registrano una crescente ibridazione degli spazi, favorita da un’estensione del ruolo della casa, una “ruralizzazione della ricchezza” (soprattutto negli Stati Uniti, dove aumenta il trascorso fuori dalle grandi città metropolitane di una quota crescente di high net-worth individual) associata ad una seconda “urbanizzazione” in Asia e infine una maggiore raffinatezza estetica anche negli spazi commerciali e retail.
La ricerca di Altagamma-Bain
Secondo Matteo Lunelli, presidente di Altagamma: “Il design di alta gamma è uno dei comparti che hanno meglio reagito alla crisi pandemica, registrando una crescita del 14% nel 2021 e chiudendo il 7% sopra i livelli del 2019, grazie alla riscoperta della dimensione domestica. La ricerca di Altagamma-Bain indica però un ampio margine di sviluppo e si stima che il mercato possa salire dagli attuali 40 miliardi di euro a 60 miliardi nel 2026. I brand italiani sono protagonisti con il 25% di quota di mercato e potranno cogliere queste grandi opportunità attraverso una ulteriore managerializzazione, investendo sulla sostenibilità e puntando all’internazionalizzazione in Cina e Usa, entrambi mercati con un significativo sviluppo immobiliare”.
“L’arredamento di alta qualità, che trova nel Salone del Mobile di Milano la sua vetrina più importante a livello globale, oltre a rappresentare la punta di diamante della creatività italiana, conferma lo stato di salute delle aziende italiane che negli ultimi anni sono state capaci di rafforzare le proprie posizioni in tutto il mondo raggiungendo risultati positivi anche nei momenti più difficili. Attenzione alla sostenibilità, alla ricerca e al valore dell’artigianalità sono garanzia di crescita e successo come possiamo vedere dai numeri presentati nella ricerca, oltre a rappresentare gli elementi chiave per aprire nuovi mercati interessati al meglio del made in Italy”, spiega Maria Porro, presidente Salone del Mobile Milano.
Da produttori a retailer
Claudia D’Arpizio, senior partner e global head of fashion & luxury di Bain & Company sottolinea che: “Se nel decennio precedente al Covid-19 il mercato del design aveva sottoperformato rispetto ad altri segmenti del lusso, negli ultimi 2 anni ha invece beneficiato di una riscoperta del rapporto con la propria casa, dell’accelerazione del mercato immobiliare di pregio e del consolidato consumo locale, e il trend di crescita continuerà con vigore nei prossimi anni. In questo contesto, le aziende del comparto sono chiamate a un ripensamento strategico, evolvendo da produttori a retailer con l’obiettivo di intercettare il potenziale legato alla trasformazione delle abitudini di consumo, incorporando anche opzioni orientate al noleggio e alla circolarità. Grazie alla loro leadership, i brand italiani potranno fare da apripista per guidare il cambiamento, sfruttando il loro Dna distintivo di imprenditorialità, innovazione e creatività”.