Già dalla sua nascita era un progetto internazionale e per l’epoca proiettato nel futuro: oggi, che di anni alle spalle ne ha sessanta, la Costa Smeralda, da sempre emblema del lusso, pur conservando la sua esclusività, strizza l’occhio al lifestyle. “Un sistema di grande qualità, in cui la cultura sposa l’ambiente”, afferma Mario Ferraro, vice presidente del Consorzio Costa Smeralda. Sicuramente un brand noto in tutto il mondo, tanto che al braccio destro dell’Aga Khan, genio creatore del consorzio, fu chiesto se la Sardegna fosse situata all’interno della Costa Smeralda.
L’idea dell’Aga Khan
Un’idea, diventata un mito, che già nel 1962 aveva non solo uno statuto e un regolamento edilizio, ma un comitato di architettura, presieduto nei primi anni dal principe stesso, con il compito di vigilare su sviluppo immobiliare e realizzazione di opere infrastrutturali e di custodire il patrimonio naturalistico e architettonico della destinazione. “Non c’è posto che turistico che dal giorno in cui è nato sia rimasto al top e lo sia ancora oggi”, aggiunge Franco Carraro, politico ed ex ministro del Turismo e dello Spettacolo.
“L’idea dell’Aga Khan – prosegue Ferraro – aveva due obiettivi: creare benefici sociali ed economici per la popolazione e dare vita a una destinazione sostenibile, un concetto incredibile allora. La nostra strategia è preservarla, in armonia con la natura e il territorio”. Il vice presidente chiarisce: “Non vogliamo che diventi una meta di massa. Il mercato certamente si è evoluto e le esigenze dei turisti sono cambiate. Per questo motivo abbiamo iniziato a diversificare con nuovi prodotti e servizi, adeguando le infrastrutture, puntando sulla digitalizzazione e la sostenibilità. Siamo stati tra i primi a implementare la mobilità elettrica e a spingere sulle energie rinnovabili”.
I competitor
Ma chi è oggi il competitor? “Quando è nata, i competitor della Costa Smeralda erano la Costa Azzurra, Portofino e Capri – risponde Ferraro -, oggi ne abbiamo diversi: Ibiza, la Croazia, la Turchia con Bodrum. La differenza è che tutte queste mete puntano sui volumi e sullo sviluppo dei posti letto, noi sulla qualità. I posti letto non sono mai incrementati e la sua accessibilità l’ha fatta rimanere esclusiva”.
“I numeri di maggio sono eccezionali – dice Roberto Ragnedda, sindaco di Arzachena (il 90% del territorio della Costa Smeralda è del comune di Arzachena, ndr) – e testimoniano una grande ripresa. Stare all’apice del successo è ancora più complicato che costruirlo. La Costa Smeralda deve sapersi aprire sempre di più al territorio, verso la nostra cultura millenaria, l’enogastronomia e i percorsi naturalistici, per allungare la stagione e proseguire la strada intrapresa verso la sostenibilità”.
Con l’obiettivo di attirare nuove generazioni e allungare la stagionalità in modo da garantire l’apertura da aprile a fine ottobre, è stato messo a punto un calendario ancora più nutrito: si parte il con il premio letterario, seguono poi mostre, la prima delle quali debutterà il prossimo lunedì all’aeroporto di Olbia, eventi e concerti; il 13 agosto si terrà la festa dei 60 anni della Costa Smeralda con Ami Stewart in concerto.
Le prospettive della stagione
Ma quali sono le prospettive della stagione? “Qualche mese fa con l’avvio della guerra eravamo molto preoccupati – ammette Ferraro -, perché il segmento di mercato dell’ex Unione Sovietica ha sempre rappresentato una porzione importante del nostro business, fino al 20%. Per fortuna negli ultimi mesi abbiamo assistito a un incremento dal mercato domestico ed europeo, Gran Bretagna, Francia, Germania, Austria, Svizzera, e un ritorno di Stati Uniti, Sud America e Medio Oriente. La domanda è così sostenuta che non solo compensa la mancanza del bacino ex Unione Sovietica, ma addirittura la supera. La prospettiva in questo momento è che il 2022 sarà il miglior anno della Costa Smeralda”.
Personale, costi e marginalità
In Costa Smeralda il personale non sembra mancare: “Abbiamo la fortuna di avere un’altissima percentuale di lavoratori, anche stagionali, che sono fedeli alla nostra azienda e ritornano ogni anno, alcuni da tantissimi anni – spiega il vice presidente -. Senza dubbio abbiamo sofferto molto meno di questo fenomeno rispetto ai colleghi di altre destinazioni turistiche”. C’è ovviamente una pressione inflazionistica, “soprattutto sui prezzi energetici, con una bolletta in rialzo del 60%, che per un gruppo alberghiero è una voce di costo molto importante, ma anche alimenti e bevande hanno subìto aumenti consistenti. Ciò in parte si riflette sui prezzi, anche per l’effetto di incremento della domanda. La sfida oggi è mantenere i margini di profitto; negli ultimi due anni abbiamo imparato anche a essere molto più efficienti che ci aiutano a mantenere la marginalità”. Il 2019 si era chiuso con 106 mln di fatturato e 35 mln di Ebitda: “Nel 2022 prevediamo un leggero aumento, di due milioni di euro di fatturato per un Ebitda di 36 mln di euro”.
Tra restyling e novità lifestyle
Si conclude, intanto, dopo quattro anni il restyling dell’Hotel Cala di Volpe, portato avanti in fasi per via della stagionalità, che si presenterà completamente ristrutturato, in più ci sarà un nuovo beach club Matsuhisa. Nel centro di Porto Cervo è iniziato il progetto di conversione del vecchio Cervo Tennis, che nella prima fase quest’anno prevede l’apertura del ristorante Zuma e nei prossimi due la realizzazione di un hotel lifestyle con 35 camere, che si aggiunge agli storici 4 alberghi, per “approcciare una clientela più giovane, i Millennial oggi e la Generazione Z in futuro”. Al momento il brand della new entry è ancora top secret. “Per il 2022 Marriott continuerà a essere l’operatore dei nostri alberghi, per quanto riguarda la futura strategia della Costa Smeralda stiamo facendo delle considerazioni su come brandizzarli, che non si concretizzeranno in decisioni prima della fine del prossimo inverno”.
Nicoletta Somma
(La foto a corredo dell’articolo è di Elisa Locci – shutterstock.com)