Volare nel 2022: un passo indietro nella storia

Nel ventunesimo secolo volare “ormai è come prendere il pullman e i servizi aeroportuali sono svariati e tutti convergenti a rendere comodo e agevole l’imbarco”, osserva l’avvocato Carmine Criscione, legale di Welcome Travel, ma c’è un però.

Il passo indietro

“Nell’estate del 2022, tuttavia, è in atto un clamoroso passo indietro, consumatosi proprio nel periodo della prima vera ripartenza planetaria dopo due anni di pandemico immobilismo. Infatti – spiega Criscione -, a partire da metà giugno, scioperi e disorganizzazione di molte compagnie aeree non consentono di essere ‘felice di stare lassù’ – dice l’avvocato richiamando alla memoria un celebre verso della canzone di Modugno – e, spesso, ‘lassù’ neppure ti fanno arrivare! Lo sanno bene, sulla propria pelle e sui propri bagagli, centinaia di migliaia di passeggeri in tutti i principali scali dei Paesi dell’Ue, con punte catastrofiche in Francia ed in Germania e con effetti collaterali in tutto il traffico aereo mondiale”.

Criscione fa riferimento alla Convenzione di Montreal del 1999 per tutti e cinque i continenti ed al Regolamento Ce n. 261/2004 per gli Stati membri della Ue che, “in questi giorni sono saliti alla ribalta per le loro misure di assistenza, di compensazione pecuniaria e di risarcimento supplementare sistematicamente negati dalle compagnie aeree che, oltre a cancellare i voli, affidano a impreparati e psichedelici call center la loro attività di… disinformazione e di negata assistenza”.

Il famoso caso Thomas Cook

Come si ricorderà, ci fu un evento clamoroso nel settore del travel che provocò non pochi disagi ai viaggiatori. “Poco prima del Covid-19, il default di Thomas Cook lasciò centinaia di migliaia di passeggeri a terra con rimborsi parziali o ritardati e costrinse il Parlamento Ue ad adottare una risoluzione all’unanimità che forniva l’assist alla Commissione per una riforma del settore del trasporto aereo con la previsione di una garanzia per l’insolvenza ed il fallimento anche per il singolo servizio aereo, obbligatoria o quantomeno più efficace”. Criscione fa presente che, “a tutt’oggi la normativa auspicata dal Parlamento Ue non è stata ancora approvata e si resta altresì in attesa di una riforma necessaria della Direttiva Pacchetti 2015/2302, come è emerso da una recente consultazione pubblica promossa dalla Commissione Ue. Tutto in progress, insomma, ma nulla di definitivo e, a 64 anni di distanza dal successo canoro di Volare, anche se il volo non ha perso ancora il suo fascino, si è arricchito, purtroppo, della suspance e in alcuni casi, del thrilling di non riuscire a fare il check-in per l’imbarco”.

L’opinione pubblica

La reazione dei passeggeri? “Ovviamente, l’opinione pubblica è sempre concentrata prima sui disagi dell’utente finale, il passeggero-consumatore lasciato al proprio destino negli aeroporti, privato dal gusto e dalla necessità di una vacanza o di un viaggio, tanto più necessari dopo un periodo di esilio forzato prima nelle proprie mura domestiche, poi nelle proprie città e infine limitati in varie zone colorate, alle prese con tamponi, voucher, green-pass. QR Code e neologismi che vorremmo che presto venissero relegati nella soffitta dei ricordi”.

Il ruolo del professionista

In tutto ciò non si deve commettere un errore e cioè “in questo contesto non va assolutamente trascurato il professionista organizzatore di pacchetti che comprendono quasi sempre voli e che, come l’utente finale e forse anche più di quest’ultimo, patisce i danni di ritardi e cancellazioni. Il passeggero, infatti, al massimo torna a casa e si rovina una vacanza; il tour operator rischia di perdere definitivamente il proprio business”, fa presente l’avvocato, che ricorda anche come il consumatore sia “tutelato dal danno da vacanza rovinata, dal Regolamento CE n. 261/2004 o dalla Convenzione di Montreal e può conseguire addirittura il risarcimento del danno non patrimoniale. Il professionista deve garantire granitiche tutele al consumatore, ma, a sua volta, ha deboli tutele nei confronti di fornitori che o non rimborsano o non rimborsano puntualmente o si trincerano dietro la linea-maginot di spietate penali contrattuali”.

Politiche aziendali errate e normative non adeguate

Dal canto suo “il turismo, in 25 anni, dalla prima direttiva Pacchetti 90/314 della Cee a quella Ue 2302/2015, si è trasformato totalmente. Se si legge la Direttiva del 1990 e la normativa attuale del 2015 (già bisognevole di una riforma) si comprende come quello turistico sia un settore che corre sui binari dell’altissima velocità e dove il presente si accinge a diventare presto passato per lasciare spazio al futuro”.
Cosa ci insegna tutto ciò? “La crisi attuale del settore aereo è figlia di politiche aziendali errate, ma anche di normative non adeguate. Il legislatore comunitario ne deve prendere atto e correre presto ai ripari. In caso contrario, fra pandemie, guerre e scioperi il sicuro sogno del turismo si trasformerà nell’incubo dell’incertezza”, mette in guardia l’avvocato.

Stefania Vicini

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