La ripresa del settore turistico in Europa è rallentata dal fatto che le compagnie aeree non si sono preparate adeguatamente al rimbalzo dei viaggi. A sostenerlo è GlobalData. A suo dire i viaggi internazionali dall’Europa avrebbero dovuto iniziare in modo promettente nel 2022. Tuttavia, è probabile che, il caos che sta interessando molti aeroporti europei, ostacoli la crescita poiché code e cancellazioni stanno rapidamente diventando la norma dei viaggi aerei, rileva la società di analisi e dati.
Hannah Free, analista di viaggi e turismo di GlobalData, commenta la situazione attuale, osservando: “Le partenze internazionali dai Paesi europei dovrebbero raggiungere il 69% dei dati 2019 quest’anno, secondo le previsioni di GlobalData. Sebbene le destinazioni siano ansiose di accogliere i visitatori, l’offerta non può soddisfare la domanda a causa del problema della mancanza del personale e delle controversie sindacali, che hanno coinciso con un rimbalzo dei viaggi internazionali“.
Le sfide per la ripresa
Oltre al tema voli e alle cancellazioni in diversi aeroporti europei, la ripresa del settore dei viaggi è alle prese con altre sfide, tra cui l’inflazione, l’aumento del costo della vita e il conflitto Russia-Ucraina. È probabile che tutti questi fattori possano ridurre significativamente la domanda di viaggi.
“Aeroporti come Londra Heathrow e Amsterdam Schiphol sono stati costretti a chiedere alle compagnie di tagliare i voli, mentre molti vettori hanno dovuto ridurre preventivamente i propri orari, colpendo milioni di turisti – sottolinea l’analista di GlobalData -. Secondo quanto riferito, easyJet ha tagliato più di 11mila voli dal suo programma estivo. Nel frattempo, British Airways ha ora cancellato il 13% del suo programma estivo, a seguito di una dichiarazione del 6 luglio scorso, secondo cui la compagnia avrebbe eliminato altri 10.300 voli a corto raggio fino alla fine di ottobre”.
Un problema di settore
Entrambi i vettori hanno citato la carenza di personale come motivo alla base della cancellazione dei voli. Tuttavia – fa notare Globaldata -, osservando le politiche di assunzione di British Airways, la compagnia potrebbe non essere riuscita a prepararsi adeguatamente al rimbalzo della domanda previsto per quest’estate. Nel novembre del 2021, British Airways ha annunciato che avrebbe aumentato la sua forza lavoro del 15%, aggiungendo circa 4mila dipendenti tra cui piloti, personale di cabina, personale di terra e ruoli di back-office come parte di una campagna di reclutamento per prepararsi alla ripresa post Covid. Però tutto ciò è stato insufficiente visto che British Airways ha tagliato fino a 10mila posti di lavoro durante la pandemia.
“Sebbene questo esempio riguardi specificamente British Airways – precisa l’analista – va sottolineato che si tratta di un problema a livello di settore che vede una massiccia carenza di personale, a seguito dei tagli apportati durante la pandemia, che causa gravi problemi a diverse compagnie”. Soffermandosi su come è strutturata la filiera turistica, l’analista osserva che il fatto che ogni categoria sia connessa all’altra all’interno dell’ecosistema turistico, comporta che “i problemi in qualsiasi punto della catena influiscano negativamente sugli altri. E purtroppo le prolungate difficoltà finanziarie per un certo numero di attori del settore sono il corollario della cancellazione dei voli”.