Le strategie immobiliari a valore aggiunto sono cresciute di popolarità negli ultimi anni, con gli investitori alla ricerca di rendimenti più elevati. Uno dei modi per raggiungere l’obiettivo è l’installazione o il rinnovamento di strutture per il benessere, in particolare per quanto riguarda gli hotel.
Difficile quantificare la differenza che fa il wellness, ma la società di consulenza Rla Global ha cercato di affrontare la questione e ha recentemente prodotto una nuova edizione del rapporto annuale sul wellness immobiliare dal quale emergono dei dati chiave.
I rendimenti
Gli hotel con ricavi derivanti dal wellness superiori a 1 milione di dollari hanno generato il 126% in più di TRevPar (Total Revenue Par Available Room) nel 2021 rispetto a quelli con ricavi da wellness inferiori a 1 milione di dollari.
“Dopo un anno di pandemia e di chiusure prolungate degli hotel, il 2021 è stato all’insegna della ripresa e le performance degli hotel mostrano una tendenza chiaramente positiva nel 2021 rispetto al 2020 – spiega Roger Allen, group ceo di Rla Global -. Se si guarda esclusivamente ai ricavi, gli hotel con un’offerta wellness significativa sembrano aver ottenuto risultati migliori rispetto a quelli con un’offerta wellness minore o nulla”.
I rischi collegati
Ma il rapporto scava più a fondo, al di là dei numeri, e i risultati sembrano mostrare alcuni dei rischi legati all’aggiunta e alla gestione di strutture per il benessere nell’attuale contesto congiunturale. Le proprietà con attività di wellness minori hanno superato i grandi hotel wellness nei livelli di occupazione media mensile per tutto il 2021 e gli hotel senza wellness hanno avuto in media un margine di profitto operativo lordo più ampio del 6%.
Cosa c’è dietro questi numeri? Una qualche offerta di benessere sembra essere un discreto motore di guadagno, ma ha un costo in termini di salari e investimenti, un aspetto importante da considerare soprattutto nel clima attuale.
“Gli alti livelli di inflazione globale, uniti ai problemi della catena di approvvigionamento delle forniture alberghiere e della manodopera e aggravati dagli aumenti dei costi energetici, hanno sostituito gran parte dei risparmi ottenuti dagli hotel negli ultimi due anni. Queste aree hanno un impatto maggiore sul settore del benessere, che in genere ha una base di costi fissi e di manodopera più ampia e livelli di consumo energetico più elevati. Una considerazione fondamentale per i prossimi anni”, ha dichiarato Michael Grove, direttore operativo di Hotstats, che ha partecipato al rapporto.
Questo è sicuramente un aspetto di cui gli investitori alberghieri devono essere consapevoli quando prendono in considerazione il riposizionamento o anche solo il miglioramento di una proprietà.
Le prospettive del mercato
Gli analisti di McKinsey ritengono che il mercato globale del benessere valga più di 1.500 miliardi di dollari e che abbia un tasso di crescita annuale del 5-10%. Con un mercato così lucrativo e in crescita, è facile capire perché il denaro stia affluendo nel settore, il che probabilmente significherà una maggiore concorrenza nei prossimi anni. Gli autori dello studio sostengono che questo potrebbe significare “pochi vincitori e potenzialmente molti perdenti man mano che il panorama competitivo si riscalderà”.
Il benessere si espande
La crescita del benessere non si limita solo agli hotel. Si può notare la sua crescente influenza anche nelle offerte F&B e nella vendita al dettaglio. La pandemia globale di Covid-19 ha reso tutti noi molto più attenti alla nostra salute e al nostro benessere. Data questa crescita, sembra probabile che vedremo il benessere sempre più citato negli spazi immobiliari adiacenti agli hotel.
Rla Global sottolinea il potenziale delle residenze di marca, un sotto-settore in cui si stanno impegnando sempre più compagnie alberghiere.
Laura Dominici