Non ci sono più le basse stagioni: periodi di spalla al top

Le stagioni di spalla si prendono il cuore del travel. Se da sempre esiste un vasto target di viaggiatori che punta sui periodi intermedi per intercettare le offerte migliori, oggi le ragioni del successo delle “shoulder season” sono però moltiplicate dai nuovi trend post-pandemici. E, per altri versi, anche dal persistente rifiuto degli esseri umani ad ascoltare i moniti di Greta Tintin Eleonora Ernman Thunberg.

Il bleisure non ha scadenze

Del nuovo ruolo delle stagioni nè-alte-nè-basse è già consapevole la “caposcuola del travel” America, e ne è convinta ad esempio Ginger Taggart, vice presidente del brand management di Crowne Plaza Hotels & Resorts: “Il mio punto di vista, che si basa sul nostro nuovo white paper ‘The Future of Blended Travel’, è che tutto stia per cambiare. I viaggi che combinano affari e piacere offrono una maggiore flessibilità e danno potere al nuovo tipo di viaggiatore: più adattabile, più aperto alle opportunità – anche su itinerari e destinazioni – e meno vincolato a muoversi solo nei momenti di picco”.

Per parte sua, il “Rapporto sulle tendenze di viaggio 2022” di Viator rende evidente la brama globale di outdoor, altro topic che rende le stagioni di spalla più popolari in molte destinazioni, specie con il cambiamento climatico in atto nell’intero pianeta.

Secondo il rapporto, le dieci categorie di esperienze in più rapida crescita (e 18 delle prime 20) sono tutte legate alle attività all’aperto. “Molte persone hanno cancellato i loro viaggi nel 2020 e nel 2021, e oggi hanno più tempo che mai per le vacanze – afferma Travis Vaughan, ceo di Tourbase, un’agenzia di tour online focalizzata su attività nei Caraibi, in Alaska e in alcuni parchi nazionali Usa -. Questo elemento, unito alla nuova capacità di lavorare da remoto, sta dando luogo a un numero maggiore di vacanze che si allungano ulteriormente sulle stagioni intermedie. Settembre e ottobre sono molto più affollati rispetto a prima della pandemia: ciò è particolarmente vero nelle destinazioni e nei parchi nazionali degli Stati Uniti”.

Cape Cod, ad esempio, sta già cavalcando l’onda. “Le prenotazioni per la stagione di spalla stanno aumentando notevolmente, anno dopo anno – afferma Garison Beale, direttore generale del Greydon Hotel Group a Nantucket -. Ci si sta rendendo conto che è un periodo più attraente con meno folla, clima mite e un ambiente più accessibile”.

La “bassa” stagione sta diventando sempre più popolare anche nel mondo dei safari, anche per ragioni strettamente economiche. Secondo Emily Hancock, senior safari specialist & marketing director di The Wild Source, “la difficile situazione economica sta facendo crescere i periodi più low budget. I viaggiatori sono preoccupati per una possibile recessione, ma allo stesso tempo sono ansiosi, persino disperati, di viaggiare dopo oltre due anni di restrizioni. Inoltre, il cambiamento delle condizioni meteorologiche negli ultimi cinque anni in alcuni dei Paesi africani più celebri per i safari stanno spingendo più persone a scegliere mesi intermedi, come marzo e aprile”.

Hancock fa anche alcuni esempi concreti: per il Serengeti “in passato un pianificatore consigliava di viaggiare in gennaio e febbraio – tradizionalmente un periodo secco – e di evitare marzo, a causa delle piogge. Tuttavia, negli ultimi anni, gennaio e febbraio hanno effettivamente sperimentato più precipitazioni, mentre marzo e persino l’inizio di aprile stanno vedendo costantemente condizioni di osservazione della fauna selvatica eccezionali”.

Anche sui safari, vale il principio dell’evitare le folle: tra luglio e ottobre, si rischia di vedere più jeep che animali allo stato brado, specie in luoghi come il Masai Mara e il Serengeti settentrionale, mentre “viaggiare in una stagione intermedia come giugno o l’inizio di novembre può garantire un’osservazione della fauna selvatica quasi di punta, con un numero molto inferiore di persone e veicoli”.

E poi ci sono i Caraibi. E’ da poco che l’Aurora Anguilla Resort & Golf Club ha annunciato che quest’anno rimarrà aperto anche oltre la tradizionale alta stagione centroamericana, implementando servizi per il golf e la cucina fusion, per una decisione che “accogliamo con favore, dal momento che rappresenta un enorme voto di fiducia nella nostra isola e nel nostro settore turistico”, come ha affermato il direttore del turismo di Anguilla Stacey Liburd.Una rondine non fa primavera, certo. Ma che sia l’inizio di una tendenza all-year-round anche per il più stagionale dei turismi balneari?

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