Cripto e travel: qualcosa sta cambiando

Ci sono oltre un trilione di dollari investiti oggi in criptovalute e il nodo travel-cripto rappresenta senza dubbio una nicchia di mercato destinata a crescere in tempi brevi, tra necessità di regolamentazione e nuovi equilibri.

Un metodo di pagamento alternativo

L’adozione delle criptovalute come metodo di pagamento alternativo a quello tradizionale ha ormai un’ampia diffusione nel mondo e in Italia e nel mondo dei viaggi c’è molta più attività legata alle criptovalute di quanto si possa credere: Expedia ha oltre 700mila hotel disponibili per la prenotazione tramite Bitcoin (e altre 30 criptovalute) e Pavilion Hotels and Resorts ha iniziato ad accettare pagamenti in 40 differenti criptovalute proprio a luglio di quest’anno. Nei cieli, Air Baltic accetta pagamenti dal lontano 2014 e la spagnola Vueling ha recentemente annunciato l’intenzione di iniziare ad accettare criptovalute a partire dal 2023. Anche Evolution Travel da questa estate consente di pagare con 15 criptomonete diverse. Nel frattempo i bancomat Bitcoin stanno diventando sempre più popolari e sono sbarcati anche nei principali aeroporti della Spagna.

E’ già la rivoluzione?

Siamo davvero giunti alla rivoluzione sui pagamenti? Per qualcuno manca davvero poco. Altri lo considerano uno scenario ancora lontano. Sul tema si sono espressi alcuni esperti di travel tecnologies: “Abbiamo avuto qualche gruppo di hotel che ha voluto approfondire l’opportunità, ma quando abbiamo spiegato le complicazioni l’interesse si è interrotto – ha spiegato James Montague, senior director security & integrations di Shiji Group, società che offre tech solutions per hotellerie, food ed entertainment -, il problema maggiore riguarda il valore della criptovaluta che potrebbe essere diverso nel momento in cui arriva il rimborso della camera o di un deposito richiesto, per minibar o danni ad esempio. La verità è che molti hotel nel mondo stanno ancora lottando sull’addebito delle carte di credito da effettuare solo all’arrivo dei clienti – ha detto il manager – credo quindi che nei prossimi anni solo un numero molto ristretto accetterà questo genere di pagamenti”. Poi c’è chi lo accetta, ma utilizza una sorta di piattaforma intermediaria per gestire il pagamento, come Coinbase o BitPay, che ovviamente addebitano delle commissioni.

Alcuni nodi

C’è un’altra questione spinosa secondo Alex Barroschief marketing and innovation officer in Beonprice, piattaforma di revenue management e profitability per il settore ospitalità: “Con migliaia di criptovalute, gli albergatori dovrebbero rivedere continuamente quali vogliono accettare e quali no e dovrebbero far fluttuare continuamente i loro prezzi per stare al passo con l’ultima valutazione del tasso di cambio. Ci sono aziende probabilmente già strutturate per gestire queste problematiche, ma non tutte ancora lo sono, e forse perché la richiesta non ha ancora raggiunto livelli tali da richiedere questo genere di competenze. E’ bene però che gli hotel tengano d’occhio il futuro dove il metaverso sarà un ecosistema in cui le criptovalute saranno il formato di pagamento standard”.

Gli hotel di lusso

Fabian Gonzalez, fondatore di Forward_MAD, evento dedicato al turismo di lusso che si svolge a Madrid ha analizzato gli ambiti di sua competenza sostenendo che: “Il settore del lusso è sempre stato al primo posto nel fornire agli ospiti ciò che desiderano quindi anche quando si tratta di criptovalute, se c’è anche la più piccola domanda, l’hotel di lusso è solito accettare questo metodo di pagamento. In questo momento sembrerebbe che la domanda sia esigua, ma ci sono molte indicazioni sul fatto che stia crescendo molto tra i viaggiatori benestanti. Credo che gli hotel che oggi accettano le criptovalute lo stiano facendo più come un esercizio di marketing e pr che altro”.

Il sondaggio su giovani e criptovalute

Le criptomonete oggi disponibili, lo ricordiamo, sono varie, da Bitcoin ad Ethereum, ognuna con determinate caratteristiche e possibilità di utilizzo nel reale. Tra i nodi più attivi della blockchain vi sono quelli della finanza e delle assicurazioni soprattutto in Italia dove una buona parte del volume d’affari di questi comparti coinvolge l’uso di criptovalute.

Uno studio condotto di recente, commissionato da WisdomTree e condotto sul territorio italiano da Opinium, ha fornito un quadro sull’interesse delle nuove generazioni e degli under 30 in particolare nei confronti della monetizzazione digitale rivelando che ammonta al 23% il dato di coloro che comprano e detengono denaro virtuale, preferendolo ad altri investimenti più tradizionali.

Alessandra Tesan

 

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