Un “nuovo modello di filiera“. Come potrebbe essere e cosa non funziona in quella attuale? A fare una analisi del comparto, di ciò che non va e di cosa si dovrebbe fare è Monja Caiolo, funzionaria della Filcams Cgil.
Il modello Filcams Cgil
Secondo Caiolo “la filiera del turismo, fatta di strutture ricettive, pubblici esercizi, luoghi della cultura, lidi balneari, agenzie di viaggi, è una filiera in cui i diversi comparti che la compongono non sono in stretta relazione tra loro, principalmente perché manca una politica che guarda al turismo come un sistema a rete integrato, capace, cioè, di mettere in stretta sinergia tra loro i diversi patrimoni presenti sui singoli territori (patrimonio paesaggistico, architettonico, naturalistico, enogastronomico…)”, semplifica la funzionaria.
Cosa si deve fare, quindi? È necessario “ridare valore ai territori, alle risorse umane ed economiche, all’interno di un progetto turismo in cui tutte queste ricchezze interagiscono tra loro per esprimere proposte turistiche diversificate, andando oltre i luoghi tradizionalmente intesi e oltre i limiti della stagionalità. Il nostro modello – afferma -, che mette al centro il tema del lavoro nel turismo, perché la qualità del turismo è strettamente correlata alla qualità del lavoro, è un modello di turismo sostenibile, dal punto di vista, occupazionale, sociale ed ambientale, capace di esprimere un lavoro dignitoso, stabile e regolare. Solo così, questo settore può essere veramente una leva – sottolinea Caiolo -, trainante per lo sviluppo della nostra economia e non più un settore in crescita, ma caratterizzato dall’assenza di programmazione, con scarsissima capacità di produrre occupazione buona e stabile e i territori sfruttati e defraudati, anziché partecipi”.
Cosa ha insegnato l’estate?
L’estate appena conclusasi è stata complessa per diversi aspetti, ma cosa ha insegnato al settore del travel? “Le ultime tre estati, quelle segnate dalla pandemia, hanno reso evidente la necessità di individuare e proporre itinerari appositi per i diversi tipi di viaggiatori, offrendo loro proposte diversificate, che vanno dal turismo di prossimità, a quello lento, con i territori che diventano vere e proprie destinazioni, in cui il turista si possa sentire cittadino temporaneo di quel luogo apprezzandone l’identità”, racconta la funzionaria. Però, a suo dire, per avere “proposte diversificate, ma tutte caratterizzate da elevati standard di efficienza e qualità dei servizi e prodotti turistici è indispensabile cambiare la qualità del lavoro”.
Entrando nel merito della questione, sottolinea che, “un lavoro sotto inquadrato, sottopagato, in cui la professionalità troppo spesso non è riconosciuta, i diritti negati e in cui le opportunità offerte dalla digitalizzazione non vengono messe a frutto per creare nuove competenze professionali, difficilmente può esprimere servizi e prodotti di qualità”.
Un progetto comune di turismo
Non è tutto, in quanto anche “una proposta di viaggio, che non rientra in un progetto comune di turismo, anche se rispettoso delle specificità territoriali, rimane un’offerta scollegata dal sistema turismo che dovrebbe, invece, spingere il turista a viaggiare nuovamente nel nostro Paese. Senza questo, nessun comparto della filiera turistica, e quindi, il turismo in generale, possono avere un vero e proprio sviluppo”.
Anche la funzionaria rileva che la stagione estiva ha registrato “sicuramente una ripresa nel settore, ma il trascinarsi ancora degli effetti legati alla pandemia, unitamente all’emergenza bellica e a quella energetica, richiede la massima attenzione e la definizione di ogni misura di intervento utile affinché le prossime stagioni non risentano di eventuali riduzioni di attività e si possa, invece, consolidare la ripresa registrata, che diventi strategica per l’effettivo rilancio del settore”.
Stefania Vicini