Di Cesare: “Venezia un game changer. Traghetti da ripensare”

Venezia come game changer per i destini di un intero mare, una nuova geografia del fare crociera e un ruolo dei ferries da ripensare in termini di prodotto. È questa la sintesi del pensiero di Francesco Di Cesare, presidente di Risposte Turismo, a conclusione dell’Adriatic Sea Forum, che da Bari che ha già dato appuntamento all’edizione 2023 che si terrà in quel di Dubrovnik.

Gv: Di Cesare, l’Adriatico delle crociere recupera. Ma quanto “pesa” sui totali del traffico tricolore?

E’ un’area che ha un peso e che concorre al risultato complessivo, ma che chiaramente vale complessivamente meno rispetto al Tirreno, settentrionale e centrale. In termini numerici, se la batte con il Sud. Ma non c’è paragone, specie dopo il cambio di ruolo di Venezia.

Gv: Quanto sposta la Serenissima, nel cruise?

Venezia determina il peso dell’Adriatico, e la sua contrazione ne ha determinata una dell’intera area. È un fattore che comporta un “prima” e un “dopo”. Le compagnie non possono più portare in Laguna le navi che fanno i grandi volumi, e hanno scelto di puntare su altri porti più a Nord, a beneficio di scali come Trieste e Monfalcone, oppure più a Sud, come a Ravenna o su Marche e Puglia. Altri operatori hanno scelto di arrivare a Spalato e poi tornare giù.

Gv: Livelli 2019, l’assenza di Venezia allontana il recupero?

Certamente. Rispetto al Tirreno, l’Adriatico sconta qualche complicazione in più. Anche Dubrovnik ha iniziato a contenere gli scali, a causa della sensibilità contraria ai picchi di traffico da parte dei residenti. Il 2023 non basterà a tornare ai livelli 2019, e questo in Adriatico vale ancor di più. Partire da Venezia verso l’Egeo era una cosa, anche a livello di infrastrutture: partire da altri porti è meno appealing. Il ritorno ai livelli del 2019 non ha al momento previsioni temporali, in quest’area: se sarà nel 2024 dipende da diversi fattori. Ciò detto, i volumi non esauriscono il discorso: anche senza le grandi navi, non necessariamente diminuirà il contributo della crocieristica all’economia adriatica.

Sugli oltre 4,3 milioni di pax previsti in Adriatico nel 2023, quanti sono dei due player “nostrani”?

Come sempre, Msc e Costa fanno la loro grande parte, ma la presenza di altri operatori non è affatto secondaria: Royal Caribbean ha iniziato le sue operazioni, seppur in ritardo rispetto alle previsioni. E poi abbiamo Silversea, Viking, Holland America. Le compagnie stanno rispondendo al loro assetto. Il resto lo farà la domanda.

Sui traghetti il recupero invece c’è, e pieno.

Sì, i 18 milioni di pax sono un’ottima notizia. Sui ferries va fatto un discorso più ampio: troppo spesso vengono ancora considerati solo come un mezzo di trasporto, spesso dalle stesse compagnie e dalle destinazioni. E gli ospiti come passeggeri in transito. Le opportunità in termini di ricadute sull’economia del territorio non sono ancora sfruttate.

Anzi, molti territori ne sperimentano solo le ricadute “antipatiche”.

A volte sì, quelle che creano traffico locale e complaining. Bisogna migliorare su due aspetti: quello delle infrastrutture, che richiede miliardi e tempi lunghi, e sull’approccio. Che va cambiato: a bordo dei traghetti ci sono certamente i pendolari, ma ci sono anche molti turisti. E devono essere considerati come persone che è possibile coinvolgere nelle destinazioni di approdo: con una estensione di viaggio, un overnight, un prodotto turistico ad hoc nei luoghi di imbarco e sbarco. Anche questo sarebbe un game changer.

g.m.

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