L’Oriente vive una situazione particolare, anzi complicata, tra richieste in aumento, frenate da una problematica legata al fronte voli, che rende le mete poco competitive dal punto di vista economico. Alcuni t.o. hanno affrontato il tema, tracciando un quadro molto chiaro di quelle che sono le difficoltà del momento.
I collegamenti diretti
“Quella del caro voli e dei posti limitati è una situazione nota che ci siamo trovati ad affrontare già prima dell’estate – fa presente Andrea Mele, ceo Mappamondo -. Sull’Oriente il contesto è ancora più complicato a causa della scomparsa dei collegamenti diretti delle principali compagnie di bandiera con la sola eccezione di Singapore Airlines. Questo significa l’impossibilità di contare sulla spinta anche commerciale e di marketing del vettore nazionale”. Le mete maggiormente interessate da questa situazione, secondo Mele, sono Bangkok, “che è sempre stata la prima destinazione del Sud Est Asiatico – afferma -, sono venuti a mancare dal 2020 tutti i 9 voli a settimana della Thai, Kuala Lumpur e Bali non sono più collegate direttamente ormai da tempo. E con tariffe aeree a volte anche superiori del doppio del periodo pre-Covid, a cui si aggiungono anche le criticità legate al cambio attuale euro/dollaro, queste destinazioni purtroppo oggi sono poco competitive seppur molto richieste. A preventivo ricevuto, il cliente spesso realizza di essere al di là del proprio budget a disposizione”.
A confermare che le richieste “sono in aumento e così le conferme”, anche Marco Peci, direttore commerciale Quality Group, fermo restando che “il freno dato dai posti volo disponibili ed i prezzi degli stessi è evidente”.
Quello attuale è “un problema essenzialmente di trasporto aereo”, sottolinea Enrico Ducrot, a.d. Viaggi dell’Elefante, lo dimostra il fatto che “i servizi a terra (alberghi, trasporti su terra, ecc.) al contrario, sono relativamente allineati ai costi del 2019”. Il manager osserva anche che il “mercato in generale è ripartito in maniera sostenuta e l’Oriente è per tradizione una delle mete invernali più amate dal nostro mercato, ma purtroppo non siamo in grado di accontentare tutte le richieste”. Secondo Ducrot le mete maggiormente interessate da questa situazione sono “tutte le mete del Sud Est Asiatico e Giappone. Al momento noi non consideriamo ovviamente Cina e Myanmar, per ragioni differenti”.
Il lavoro con i fornitori
Gli operatori si trovano di fronte ad una situazione in cui “la clientela è confusa e non riesce a capire bene come mai i prezzi si siano alzati in modo così considerevole – aggiunge Ludovico Scortichini, presidente di Go World –. Per fortuna gli aumenti riguardano tutto il mondo e nonostante i rincari l’Oriente rimane sempre il continente più economico. Per ovviare a questa situazione, stiamo lavorando molto con i fornitori”. Le mosse sono “cercare di trattare i prezzi, rivedendo anche il prodotto, cercando di accorciare i tour, mantenendo però le tappe salienti di ogni viaggio”. Secondo Scortichini non c’è una meta che soffra più delle altre, “gli aumenti sono generalizzati, dove si tratta usando il dollaro bisogna considerare l’effetto del cambio con l’euro”.
Le più richieste
Quali sono le mete più richieste? Non ci sono grosse sorprese, sono “sempre le solite – dice Mele -, Thailandia e Indonesia di gran lunga su tutte. Ora anche il Giappone finalmente aperto senza restrizioni e Singapore. Lentamente, ma per l’inverno sta tornando la richiesta per Vietnam, Cambogia e Malesia”.
Alle mete già citate Peci aggiunge l’Australia, Scortichini “le Maldive, una parte di Indocina, le Filippine con grandi difficoltà da parte nostra a soddisfare la domanda perché la destinazione in generale sta performando molto bene”.
Ducrot osserva che “Singapore ed Indonesia hanno ancora gli effetti positivi di un’estate molto buona, ma il cuore della stagione invernale è legata per noi a Vietnam, Cambogia, Laos e Thailandia”. I t.o. stanno registrando anche un ritorno dei viaggi di nozze in Oriente. Il budget disponibile per il viaggio lo permette.
Stefania Vicini