Ci sono possibilità di nuovi business per le adv. Uno di questi si chiama neverending tourism. Ad individuarlo è Karin Venneri, presidente Associazione Startup Turismo. Si tratta di “vendere contenuti che consentano di vivere il viaggio in anteprima e promuovere una destinazione oppure piattaforme che, ad esempio, recapitano a casa, al rientro, i prodotti che si sono degustati durante il viaggio. Sono esempi di crosselling che possono aggiungere punti alla marginalità per cliente, grazie anche al loro formato digitale”. In Associazione Startup Turismo, in generale, si intercetta quello che sarà il prossimo trend del settore: “Nel 2014 si parlava di proptech – osserva Venneri – oggi è un mercato in fase di consolidamento. Da qualche anno ci sono associate che si occupano di sostenibilità, oggi è un hot topic. Bisogna però avere le lenti giuste per guardarlo”. Venneri è convinta che le adv possono ispirarsi al mondo delle startup, mutuandone alcuni aspetti. Quali? A suo dire potrebbero copiare “un modello di sostenibilità scalabile, che permette di gestire l’aumento delle vendite nei picchi così come ottimizzare i costi nei periodi di bassa stagione – spiega la manager – coadiuvato da un’apertura ad automatizzare alcuni processi interni. La scalabilità, in questo ambito, sicuramente la fornisce un approccio digitale alla distribuzione e non esclusivamente fisico”.
Il valore aggiunto è legato alla persona
Alla domanda su quali siano i punti deboli del canale agenziale italiano, la manager si sofferma sul fatto che le adv scontino “un metodo di lavoro e competenze spesso solo analogiche e dunque anacronistiche. Inoltre, hanno posizioni difensive rispetto al loro modello fisico, ma il punto di valore dell’agente di viaggi è la conoscenza dei prodotti, l’affidabilità e la sicurezza, temi che sono legati alla persona e non al luogo in cui si firma un contratto di viaggio con il cliente”. All’interno dell’associazione esistono già modelli di ripensamento su come fare l’adv. “Esistono sia verticalizzati su un prodotto, ad esempio sul biking, come cyclando, sia modelli che mettono a disposizione la piattaforma per erogare prodotto proposto e confezionato da esperti locali, come ad esempio Yookie”. Come deve essere ripensato il modello di sostenibilità economica delle adv? Venneri è per “emulare o studiare i modelli che funzionano”, ecco perché cita gli Stati Uniti, dove gli agenti di viaggi “sono come gli assicuratori: hanno un portafoglio clienti che li scelgono per la conoscenza delle destinazioni, la possibilità di personalizzare il viaggio e l’affidabilità. Vanno a casa dei clienti e utilizzano i canali social per promuoversi e acquisire nuovi clienti”. A tal proposito, l’ultimo rapporto sul mercato dei viaggi negli Stati Uniti di Phocuswright, analizza come è cambiato il modo in cui i consumatori prenotano i viaggi rispetto al 2019. Secondo l’American Society of Travel Advisors, quasi la metà dei viaggiatori (44%) stima che sia più probabile che utilizzi un consulente di viaggio per pianificare e prenotare i viaggi quando la pandemia finirà. Proprio negli Usa è nato un nuovo tipo di adv. Si chiama Fora, è una startup di tecnologia di viaggio che forma chi desidera fare il consulente di viaggi. L’obiettivo dei suoi tre co-fondatori è “costruire qualcosa che combini le parti migliori di un’Ota con le parti migliori di un’agenzia”. E’ la strada per il futuro?
Stefania Vicini