I tour operator vogliono che la legislazione europea corrisponda alla realtà. Questa la loro posizione. Facciamo un piccolo passo indietro.
L’incontro a Bruxelles
Ieri, 25 ottobre, l’industria dei viaggi europea si è incontrata per un evento a Bruxelles su invito di Ectaa, l’associazione europea degli agenti di viaggi e degli operatori turistici e Drv, Deutsche Reiseverband. In un periodo in cui prevale l’incertezza, il settore dei viaggi deve essere preparato alle grandi sfide. Fare il punto sui problemi affrontati e sulle soluzioni che sono state elaborate durante la pandemia oggi è essenziale. István Ujhelyi, membro del Parlamento europeo e vicepresidente della commissione trasporti e turismo, Ute Dallmayer, ceo di Lufthansa City Center Niederrhein, hanno presentato assieme a Frank Oostdam, presidente di Ectaa e a Dirk Inger, amministratore delegato di Drv, i loro punti di vista su varie questioni come l’assenza di rimborsi, i cambiamenti improvvisi dei consigli di viaggio e l’incoerenza pratica di alcuni obblighi legali.
I temi
Si sono anche confrontati sui modi migliori per migliorare la direttiva sui pacchetti di viaggio, che è della massima importanza sia per le adv sia per i consumatori. “Protezione contro l’insolvenza più ampia e più accessibile applicata ai fornitori di servizi, miglioramento dei rimborsi b2b, portata flessibile e misure specifiche in caso di crisi sono tutte questioni che meritavano di essere affrontate rapidamente – ha detto Oostdam -. Tuttavia, una sola revisione del Ptd sarebbe priva di significato e dannosa per le pmi senza una parallela riforma della normativa sui passeggeri“.
Il presidente ha, inoltre, sottolineato che, “quando la Commissione solleva l’argomento del pagamento anticipato, deve considerare tutti gli aspetti della questione, ad esempio, se i clienti non effettuano alcun pagamento anticipato, i fornitori non possono essere pagati per intero dai tour operator prima dell’erogazione del servizio”.
Dirk Inger ha messo in evidenza un aspetto sui pacchetti turistici e cioè che “non sono solo in competizione tra loro. I clienti li confrontano anche con i singoli servizi, che sono soggetti a requisiti di tutela dei consumatori significativamente inferiori e non dovrebbero essere ulteriormente aumentati in un mercato già molto favorevole ai pacchetti turistici”. Altrimenti, ha affermato, si rischia che alla fine ci sarà una minore tutela dei consumatori, il che avviene proprio quando i clienti price sensitive si rivolgono sempre più ai singoli servizi meno tutelati. “Questo non deve essere il risultato di una revisione”, ha ammonito.