L’Adriatico senza Venezia: un mare a metà?

Un mare che torna a popolarsi di navi da crociera, ma senza approdare – per il momento, e chissà per quanto – alla fatidica quota 2019. È questo l’outlook per l’Adriatico secondo lo scenario disegnato dall’Adriatic Sea Tourism Report, presentato a Bari da Risposte Turismo.

I numeri del cruise

Dallo studio è emerso che a fine 2022 i crocieristi nei porti adriatici 2022 saranno 3.375.000: si tratta del doppio rispetto al 2021, ma un -40% rispetto al 2019, quando i movimenti passeggeri erano 5,7 milioni. Nel 2023 i numeri cresceranno ancora, rimanendo però ancora una volta lontani dalla pietra di paragone dell’immediato pre-pandemia. L’anno prossimo, nell’Adriatico, saranno 4,3 milioni i passeggeri movimentati (imbarchi, sbarchi e transiti), in crescita del +27% sulle previsioni di chiusura 2022. Secondo Francesco Di Cesare, presidente di Risposte Turismo, quella adriatica è “un’area che ha un peso e che concorre al risultato nazionale complessivo, ma che chiaramente vale meno rispetto al Tirreno settentrionale e centrale. In termini numerici, se la batte con il Sud. Ma non c’è paragone, specie dopo il cambio di ruolo di Venezia”.

Venezia, il game changer

Già, perché Venezia è un game changer che “determina il peso dell’Adriatico, e la sua contrazione ne ha determinata una dell’intera area – fa presente Di Cesare -. È un fattore che comporta un ‘prima’ e un ‘dopo’”. Il ritorno ai livelli del 2019 non ha al momento previsioni temporali, in quest’area: “Se sarà nel 2024 dipende da diversi fattori. Ciò detto, i volumi non esauriscono il discorso: anche senza le grandi navi, non necessariamente diminuirà il contributo della crocieristica all’economia adriatica”. “Abbiamo vissuto momenti critici, dopo i divieti per il cruise nel canale della Giudecca – conferma Fabrizio Spagna, president and ceo Venezia terminal passeggeri -. Il nostro nuovo modello è quello del porto diffuso, che mette insieme disponibilità di ormeggi a Porto Marghera, Chioggia e Fusina, sulla quale per la prossima stagione incrementeremo la disponibilità, per far fronte alle richieste”. Sui numeri del futuro “è difficile dire, al momento – aggiunge Spagna -. L’anno prossimo avremo 600mila passeggeri, metà del nostro standard, ma è un dato che consideriamo positivo in questo scenario. Sul medio periodo, invece, il futuro dipenderà anche dalla politica e dalle istituzioni”.

I traghetti non tradiscono

E poi ci sono i traghetti, per i quali il report di Risposte Turismo fissa a quasi 18 milioni di pax i dati 2022, segno che questo mercato ha tenuto meglio di quello delle crociere. E i volumi 2023 supereranno questa quota, posizionandosi ai livelli del 2019. “I 18 milioni di pax sono un’ottima notizia – rimarca Di Cesare -. Sui ferries va fatto un discorso più ampio: troppo spesso vengono ancora considerati solo come un mezzo di trasporto, spesso dalle stesse compagnie e dalle destinazioni. E gli ospiti come passeggeri in transito. Le opportunità in termini di ricadute sull’economia del territorio non sono ancora sfruttate”. Per farlo, Di Cesare spiega che “bisogna migliorare su due aspetti: quello delle infrastrutture, che richiede miliardi e tempi lunghi, e sull’approccio. Che va cambiato: a bordo dei traghetti ci sono certamente i pendolari, ma ci sono anche molti turisti. E devono essere considerati come persone che è possibile coinvolgere nelle destinazioni di approdo: con una estensione di viaggio, un overnight, un prodotto turistico ad hoc nei luoghi di imbarco e sbarco. Anche questo sarebbe un game changer”.

Gianluca Miserendino

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