Continuano ad essere buoni i dati del turismo nel primo weekend d’autunno e si riduce il gap rispetto al pre-Covid, mentre resta il problema della crisi energetica che pesa sui conti delle imprese.
I segnali nelle città
Rispetto allo stesso periodo del 2019, importanti segnali arrivano dalle principali città d’arte che fanno registrate un tasso di occupazione delle strutture alberghiere che supera il 70%, addirittura in aumento del 1% rispetto al dato pre-crisi. Un risultato importante che conferma quanto accaduto negli ultimi mesi con il ritorno del turismo internazionale con una forte presenza dagli Stati Uniti, favoriti anche dalla debolezza dell’euro rispetto al dollaro, e la conferma di francesi, tedeschi e inglesi che sono tornati in forza a “vivere” la destinazione Italia. Secondo i dati di Confindustria Alberghi, al primo posto si piazza Roma con un tasso di occupazione che ha raggiunto l’84% (+1% rispetto al 2019), a seguire Firenze con un tasso d’occupazione del 75%, ma in forte aumento rispetto al dato precrisi con un + 3,5% rispetto al 2019.
Bene anche Venezia e Milano con un tasso d rispettivamente del 60 e 52% ma che ancora non hanno recuperato rispetto al pre-crisi (Ve -0,5%, Mi -2,6% rispetto al 2019). Torino, con un toc dell’80%, sta vivendo un momento molto positivo ancora sulla scia dei grandi eventi con l’Eurovision Song Contest e della Champions.
Le aree interne
Interessante anche il dato delle aree interne con Perugia in pole position grazie ad un toc superiore all’85%.
“Bene i segnali che continuano ad arrivare dal settore, dopo due anni di fermo pressoché totale, la ripresa si va consolidando e questo certamente ci conforta – commenta Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi -. Anche guardando più avanti al ponte dell’Immacolata, già si vedono dei segnali positivi. Ma a fronte di questo quadro che conferma la dinamica del settore turistico, le preoccupazioni si concentrano sui conti delle nostre imprese su cui grava drammaticamente l’aumento dei costi dell’energia che mette a rischio l’operatività nei mesi invernali quando fisiologicamente si riduce l’occupazione camere. In assenza di interventi rinnovati e potenziati rischiamo che, malgrado la domanda, ci siano aziende costrette a sospendere l’attività. Ma siamo fiduciosi, sappiamo che il Governo e il neo ministro sono consapevoli e fortemente impegnati su questo punto e confidiamo di poter avere presto le risposte che servono per poter affrontare anche questa fase e non interrompere il percorso di rilancio che il settore ha intrapreso”.