Giuliano Gaiba, TH Group: obiettivo estero

Prendere in mano un’azienda concentrata sul business alberghiero e farla diventare un operatore globale per gli italiani che vogliono fare vacanze in Italia e nel mondo. Questo l’input che ha mosso Giuliano Gaiba, amministratore delegato e direttore generale di TH Group, da quando un anno e mezzo fa ha accettato l’incarico di guidare il gruppo. Gli obiettivi numerici, condivisi con il presidente Debellini e naturalmente con il socio finanziatore Cdp, sono importanti, slittati soltanto per via della pandemia, ma il manager pensa già che rispetto al piano industriale impostato di recente si possano bruciare le tappe. Come? Sembra ormai vicina la finalizzazione di un’operazione di acquisizione che era stata annunciata fin dall’inizio del suo nuovo ruolo. “Da un anno seguiamo un paio di dossier e penso che nel 2023 dovremmo riuscire a finalizzare uno dei due accordi”, anticipa Gaiba. Inoltre, il manager sta gradualmente ampliando il perimento di business per la divisione alberghiera e quella t.o. con l’inclusione dell’estero.

Gv: Come procede il core business alberghiero a marchio TH resorts, quali i risultati ed i progetti per il futuro?

“Th rappresenta le fondamenta del gruppo. E’ stato un anno importante, che ha prodotto 110 milioni di fatturato, il migliore risultato di sempre, e in ballo abbiamo una serie di progetti di sviluppo con aperture in Italia in Sardegna, Sicilia e lo sbarco all’estero in Spagna (con Baleari ed Egitto attraverso contratti di gestione di affitto, ndr). Oggi sono una trentina le strutture gestite direttamente e l’estero permetterà di dare continuità alla stagionalità e potrà offrire un’alternativa ai clienti. Avremo continuità anche nell’impiego del personale. L’obiettivo non cambia e il piano quinquennale prevede il raddoppio della catena per arrivare a 300-400 milioni  e 200-250 già nel 2026, anche se le acquisizioni potrebbero farci bruciare i tempi”.

Gv: L’ampliamento del business con il focus su Markando e Baobab sta dando i suoi frutti o è in atto una qualche revisione del piano industriale?

“Il primo lancio (di Baobab) risale all’anno scorso e ora anche Markando avrà il suo rilancio. La startup Baobab ha fatto già registrare 20 milioni di fatturato nel primo anno aprendosi al corto raggio con Grecia, Spagna, Egitto e Canarie, riscuotendo apprezzamento e rispondendo ad una richiesta di offerta alternativa. Ora stiamo ampliando il business e aprendo il lungo raggio con Maldive, Kenya e Zanzibar, Caraibi con Cuba, Messico e Santo Domingo, mentre Africa e Oceano Indiano sono destinazioni già aperte. Per Markando il rilancio del tailor made è stato sostenuto dall’inserimento di una nuova risorsa con esperienza trentennale e con un nuovo progetto sul digitale e l’esperienza in modo da garantire novità ai clienti. Il 9 gennaio avverrà l’apertura delle vendite. Per l’area t.o. il piano industriale quinquennale prevede di arrivare a 100 milioni e ora siamo a quota 22-23. Se come gruppo TH collabora con circa 4mila agenzie, il tour operator lavora attualmente con 2mila punti vendita”.

Gv: Quale è l’apporto di Cdp al business aziendale, oltre alla presenza finanziaria?

“È un operatore che nel tempo dovrà maturare l’uscita, fa parte del suo Dna. Cdp aiuta l’azienda a raggiungere gli obiettivi per poi giungere ad una vendita, in Borsa o sul mercato. Devo dire che c’è un grande feeling e anche con il cambio al vertice sono stati riconfermati i progetti in campo turistico. Inoltre, due professionisti di Cdp partecipano in modo attivo alla vita sociale. C’è poi un’attività nel comparto immobiliare che permette a noi di gestire alcune strutture. Rappresenta anche un osservatorio importante del mercato dell’economia e funge da consulente per le linee guida del mercato”.

Gv: Come sta reagendo il gruppo a rincari, inflazione e crisi economica: ci sono delle strade da percorrere per sostenere fatturati e margini?

“La situazione dei prezzi delle utenze è drammatica, con l’energia che ha subito crescite di oltre il 1300% e del 39% medio il food & beverage. Con i collaboratori sono state decise azioni di contenimento e un cambio di menù per compensare in qualche modo.  Il nostro Ebitda è stato di 1,5-2 milioni di euro, ma questo risultato sarebbe salito a 5 al netto degli aumenti dell’energia e del f&b”.

Gv: Qual è lo stato dell’arte delle prenotazioni per Th e per il ramo tour operating?

“Siamo abbastanza contenti delle vendite, avevamo un po’ di paura per il ridotto potere d’acquisto famiglie ma le vendite sono allineate al 2019 e ci fa ben sperare la vacanza neve, alla quale sembra che non si voglia rinunciare, anche se è costosa. Il t.o. Baobab è in condizione positiva con un budget di 30 milioni di euro”.

Gv: Come vede la solidità delle imprese turistiche italiane, e c’è ancora spazio per consolidamenti e fusioni?

“In questo ultimo anno il comparto ha trainato l’economia italiana, anche se c’è ancora poca consapevolezza. In questo momento serve cautela dopo due anni di azzeramento del business ed è il problema che portiamo sulle spalle. La ripartenza non è stata a tutto gas ed è stata inficiata da balzelli vari. In questo momento occorre stare attenti a non prendere rischi e non fare voli pindarici, sperando che banche e governo possano avere un occhio di riguardo. Molte imprese turistiche si sono indebitate e hanno bisogno di tempo per rientrare. Il tema M&A è attuale, visto la sindrome di nanismo delle aziende. C’è bisogno di spalle, di dimensione. Per competere bisogna mettersi insieme e fare sistema. E’ una fase di preludio al cambiamento per trovare nuove alleanze”.

Laura Dominici

 

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