La Commissione europea, nell’ambito della riforma della direttiva pacchetti, ha avanzato la sua proposta di limitare, se non abolire gli acconti. Immediate le reazioni dal settore come quella dell’Ectaa. A fronte di tale situazione abbiamo chiesto un commento a Gabriele Milani, direttore nazionale Fto, a margine della assemblea nazionale che si è svolta lo scorso 29 novembre e che ha visto la presenza anche di Christina Russe, deputy secretary general Ectaa.
Alla domanda se sia una proposta che preoccupa visto che potrà inficiare il modello economico delle adv, Milani si è soffermato sul fatto che la Commissione Europea stia “rivedendo tutta la direttiva pacchetti e in parallelo anche la parte relativa ai consumatori aerei, certamente quando tocca una direttiva che ci riguarda in prima persona siamo attenti, con una sana preoccupazione di quello che potrebbe comportare, in quanto già la direttiva attuale la riteniamo piuttosto invasiva, pesante, onerosa per le imprese a fronte di benefici che non sempre il viaggiatore riesce ad apprezzare”.
Una ipotesi di lavoro
Come si sa l’approccio della Commissione è abbastanza orientato “a tutelare sempre di più il consumatore finale e la vicenda Covid, paradossalmente – commenta Milani – non ha aiutato a far comprendere che le imprese non riescono a vivere senza anticipi e acconti e quant’altro, anzi ha fatto pensare ai commissari alcuni diritti che non sono stati sufficientemente tutelati durante la fase Covid non avendo prontamente restituito ai clienti finali”.
Questa è “una ipotesi per ora di lavoro, ma come ce ne sono tante altre”. Milani non nasconde che “preoccupa perché scardinerebbe un modello di business che rischia di diventare non sostenibile per gli operatori. Dal canto nostro stiamo lavorando su due fronti. Sul tema europeo direttamente con nostri rappresentanti politici in Europa e con Ectaa. Quindi – fa presente Milani – questo problema non lo abbiamo solo noi, ma tutti gli Stati”.
Cosa fa Ectaa
Ectaa in prima persona si sta muovendo “per capire come interagire con la Commissione per orientare eventuali cambiamenti e soprattutto a livello italiano, abbiamo bisogno di avere una sponda forte del nostro governo e del nostro ministero per supportare determinate necessità e principi”. Il tema è importante, infatti, già in questi giorni ci sono “delle consultazioni in corso con i consulenti definiti a livello di Commissione europea, ma anche in assemblea abbiamo chiesto al segretario generale di Ectaa di partecipare per fare lo stato della situazione e raccontare su quali temi ci si sta muovendo”. Non è tutto, è anche uno degli argomenti che “porteremo all’attenzione del ministro del Turismo. Stiamo facendo il possibile per presidiarlo. Sono cambiamenti che non succedono domani mattina, però devono succedere nel modo giusto”.
Le tre priorità per la direttiva
Quali sono le tre priorità per una modifica della direttiva europea alla luce dell’insegnamento della pandemia? A detta di Milani la prima è “stesso mercato stesse regole“. Nel senso che se viene chiesto “un fondo di insolvenza al t.o. e non alla compagnia aerea piuttosto che se la compagnia può avere un anticipo e si pretende che lo stesso anticipo non possa essere chiesto dal t.o. c’è qualcosa che non funziona a livello di mercato – afferma -. Noi abbiamo tanti oneri che non riusciamo a tradurre in valore perché ci sono tanti altri attori sul mercato che fanno lo stesso nostro mestiere non avendo fondo insolvenza, Rc professionale, direttore tecnico, licenza. Siamo subissati di oneri con pochi onori, questo è il primo principio, pertanto se loro sul fronte delle compagnie aeree si muovono in un mondo diciamo che dobbiamo andare almeno in parallelo e c’è tanto da recuperare”.
Il secondo punto è “concentrarsi sulle cose che sono realmente efficaci, perché se non si riesce ad applicare in concreto nell’ambito delle imprese e dell’attività di tutti i giorni quel principio, se non ci sono i controlli e le imprese ognuna lo applicano a modo loro…Inoltre, c’è tutto il tema dei servizi turistici collegati”, tema complesso.
Quindi riassumendo i punti sono “semplificazione, efficacia e parità di regole. Noi siamo i primi che vogliamo proteggere il nostro consumatore, lo abbiamo sempre fatto, dando sempre il massimo di servizi però vogliamo anche essere tutelati come imprese“.
Il fondo di garanzia
L’ipotesi di un ritorno al fondo di garanzia nazionale potrebbe essere attuale? Milani a tal proposito afferma: “Non siamo né favorevoli né contrari, nel senso che abbiamo fatto un bellissimo progetto con Fondo vacanze felici dove gli operatori del mercato e della distribuzione si sono messi insieme, cosa che raramente succede, per trovare una soluzione comune ad una necessità comune. Ha funzionato bene, è cresciuto, il patrimonio è cresciuto, è un caso che consideriamo di successo, però sul mercato sono nate anche altre soluzioni di cui non abbiamo il controllo, non so se ci sia qualcuno che lo stia facendo. Capita sui giornali di leggere spesso di imprese insolventi e di clienti non tutelati per cui a mio avviso che sia fondo nazionale, che sia revisione delle regole anche su questo tema forse un pensiero insieme andrebbe fatto”.
Stefania Vicini