La professione di guida turistica e la territorialità nel suo Dna, intesa come competenza certificata e conoscenza specialistica dell’ambito territoriale nel quale si esercita. Ma anche il territorio come volano fondamentale per una nuova economia turistica.
Di questi argomenti si è discusso ieri nel corso del meeting organizzato a Roma da ANGT, Unione Confapi Turismo e Cultura e Federagit Roma e Lazio, in collaborazione con ANPA (Accademia Nazionale Professioni Alberghiere), sul tema “Professioni ed Imprese Turistiche: Territorialità e Territorio”.
Il riordino della professione di guida turistica
In Italia la professione di guida è regolamentata e prevede una prova d’esame per acquisire l’abilitazione.
Nella proposta di legge, presentata lo scorso 18 gennaio dal Ministero del Turismo alle associazioni di categoria, si propone un ambito di esercizio su tutto il territorio nazionale e non regionale, come invece richiesto dalle associazioni stesse.
Secondo le statistiche, il nostro Paese vanta circa 5mila musei, aree archeologiche, monumenti ed oltre 3 mln di beni culturali catalogati. Chiedere ad un candidato aspirante guida di sostenere un esame su tutto il territorio nazionale sarebbe assurdo secondo le associazioni, oltre che poco qualificante.
L’Italia ha bisogno di guide altamente specializzate che possano essere ambasciatori del proprio territorio, non generaliste e superficiali.
L’incontro ha visto intervenire anche DMO del Lazio che hanno illustrato gli approcci strategici volti a coordinare tutti gli elementi componenti una destinazione (attrazioni, operatori, accesso, marketing, risorse umane, immagine e prezzi). E ad affiancare le tematiche sopra citate, anche la riflessione sul ruolo di assoluto rilievo rivestito dalle risorse umane e l’importanza della formazione e delle competenze professionali per un settore dove il capitale umano rappresenta un valore aggiunto.