Connettività, un obiettivo ancora da raggiungere

La connettività dell’Italia con i mercati internazionali rimane inferiore del 10%  e garantire la facilità di accesso ai visitatori sarà sicuramente chiave per la piena ripresa: lo afferma un recente studio di Mabrian. Ma quali aree sono penalizzate? E ci sono progetti di sviluppo anche in termini di intermodalità? 

“Sicuramente è così – conviene Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti – ed è un problema particolarmente evidente soprattutto nelle regioni più meridionali del Paese e nelle isole”. Secondo il manager serve, però, una spinta in più: “Abbiamo bisogno di investimenti mirati a creare strutture di collegamento, anche puntando sulla mobilità intermodale – afferma Messina -. L’importante è che, anche grazie alle risorse del Pnrr si agisca per risolvere una debolezza che mina le potenzialità del turismo”. 

Il problema dei trasporti è, secondo Giancarlo Reverenna, delegato nazionale Fiavet-Confcommercio all’incoming e digitalizzazione, molto complesso. I voli non erano al 100% quest’anno – spiega -; se prima della pandemia, per una destinazione, per esempio, c’erano 4 voli nello stesso giorno, adesso ce n’è uno solo.  A nostro avviso nel 2023 si dovrebbe ripetere lo stesso schema, con qualche vantaggio per il ritorno al viaggio come abitudine costante, quantomeno in Europa”.   

Charter, handling e (mal) governo 

C’è poi la questione charter: “Ormai pochissimi e detenuti un numero limitato di compagnie. Tutto ciò irrigidisce il mercato, perché si verifica un oligopolio del prezzo – commenta il delegato -. Si distribuiscono i pochi posti volo che ci sono, cercando di avere un buon margine, considerato che, rispetto a due anni fa, per i trasporti aerei, abbiamo anche l’aggravio di costi per il carburante. Per molte tratte non potendo più volare sopra la Russia e l’Ucraina, che vanno aggirate, ci sono incrementi di spesa sul biglietto. Anche i costi dei servizi di handling sono in crescita – aggiunge Reverenna -. In alcune città come Venezia e Roma è stata addirittura imposta una tassa sull’imbarco. Una serie di piccoli ammennicoli che cominciano rappresentare una soglia di ricarico quasi del 5% sul prezzo del biglietto”. Tra le aree penalizzate c’è, secondo il delegato, il Sud, che pur essendo oggetto di molti collegamenti con le compagnie low cost nella programmazione estiva non può raggiungere mai il suo obiettivo di allungamento stagionale, fattore, tuttavia, su cui incidono i mancati collegamenti interni via terra. E questo è un male assoluto per l’Italia”. Non ci sono servizi di collegamento per luoghi come il Pollino o i Colli Euganei: “Di fatto se ne impedisce lo sviluppo, visto che un turista americano, per esempio, è abituato a visitare luoghi nel raggio di 100 chilometri dal luogo in cui soggiorna”. C’è anche un concorso della Res Publica: “Nei programmi pluriennali del ministero del Turismo c’era la valorizzazione dei prodotti turistici – rammenta Reverenna -, una pianificazione che spero che si realizzi, soprattutto in servizi di fruibilità del territorio dalla costa verso l’interno, in modo da poter diversificare l’offerta da maggio a settembre, soprattutto su target in ascesa il cicloturismo e la vacanza sostenibile”.    

L’accessibilità ad una località turistica rimane “una delle chiavi più importanti per il successo della destinazione, soprattutto se parliamo di una clientela internazionale – dice Carlo Zanolla, contract manager Mamberto -. Per quanto riguarda la Liguria è ancora tanta la strada da percorrere per modernizzare trasporto ferroviario e rete autostradale, ma qualcosa si sta muovendo. L’aeroporto di Genova – ammette Zanolla – sta facendo un grande lavoro per incrementare collegamenti con città italiane ed europee, il che aiuta notevolmente il lavoro di programmazione degli operatori. A dicembre è stato inaugurato un collegamento ferroviario notturno tra la Liguria e Monaco di Baviera e anche questo accordo dà la possibilità ai clienti interessati alla destinazione di viaggiare avendo un’alternativa all’auto. Chiaramente poi in loco deve trovare servizi adeguati e funzionanti”. 

Massimiliano Cossu, ceo Portale Sardegna e co-founder Welcome To Italy, oltre a concordare sul fatto che questo sia uno degli elementi che penalizza lo sviluppo del turismo in Italia, pone una domanda: “Nasce prima un prodotto integrato capace di attirare visitatori turistici in maniera strutturata per buona parte dell’anno – si chiede – o nascono prima le connessioni aeree a supporto di un’offerta ancora poco organizzata e radicata sulle solite stagionali motivazioni di viaggio?   Se prendiamo il caso della Sardegna e la confrontiamo con alcune mete competitor, come le Baleari, la risposta che ci viene naturale è la seconda”.   

C’è dell’altro 

Gino Acampora, presidente Acampora Travel non condivide del tutto l’analisi: “C’è ancora tanto da fare – evidenzia -, ma non siamo a questi livelli. Fondamentali sono i collegamenti diretti, in particolare via aerea e su alcuni mercati occorrerebbero più velocità e flessibilità nel rilascio dei visti. Poi tutte le azioni di marketing dovrebbero essere curate da un solo ente, possibilmente l’Enit: è un errore lasciare alle singole regioni azioni di marketing e commercializzazione, spesso si fanno operazioni senza logica e senza risultati, solo per sfruttare bandi e fondi. Poi manca in Italia una legge unica per il turismo nazionale, ogni regione e qualche volta anche qualche provincia, legifera a modo suo, creando confusione”. E qui si aggancia un altro tallone di Achille: “Una cosa che i turisti stranieri odiano in Italia è l’aumento di costi come Ztl, tassa di soggiorno, ingressi musei, durante l’anno, senza alcun preavviso, ma con decorrenza immediata – analizza Acampora – e molte volte siamo noi operatori costretti ad accollarci questi aumenti”. 

Le aree penalizzate sono senza dubbio quelle del Sud Italia, proprio per i collegamenti ridotti con i punti di origine internazionali, ammette Aldo Sarnataro, direttore commerciale di Neos. “Se confrontati con Spagna e Portogallo, i nostri aeroporti sono senza dubbio meno trafficati e collegati – sostiene il manager -. Stesso discorso vale per l’alta velocità, che non tocca le destinazioni del Sud, rendendo complicato, lungo e stancante il viaggio. Come Neos stiamo cercando di superare questo limite con partnership e attività di feederaggio,per esempio la collaborazione con easyJet che ha l’obiettivo di creare delle connessioni con i nostri voli intercontinentaliche ci consentano di avere punti di collegamento tra gli aeroporti minori e più grandi hub italiani. Sono progetti lunghi e che richiedono molti attori coinvolti”, specifica. 

Dina Ravera, azionista di riferimento di Destination Italia, sottolinea come molto debba essere ancora fatto “per garantire che l’Italia sia connessa in tutto il suo territorio con i principali aeroporti dei Paesi da cui si originano i maggiori flussi di turismo internazionale di qualità. Mancano ancora voli diretti da Paesi importanti per il settore – sottolinea – e inoltre i nostri scali minori sono poco valorizzati. La mancanza inoltre di treni ad alta velocità in molte zone, in particolar modo al Sud, penalizza fortemente regioni che avrebbero un potenziale di sviluppo del settore turistico enorme, grazie anche al clima mite presente tutto l’anno”. 

Nicoletta Somma

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