C’è chi sente il bisogno di andare oltre il modello classico di network, chi nella sua classicità non rifiuta l’idea di aprirsi a formule di cui si sente sempre più parlare come il pay per use e chi tale modalità l’ha già introdotta da anni. Chi riconosce che nel mercato possono convivere più formule e chi avverte la necessità di un cambio culturale della filiera.
A guardare positivamente alla pluralità di offerta che offre il settore è Ivano Zilio, presidente di Primarete, perché “non esiste un protocollo rigido da seguire per fare network, ma il mercato è fatto da insiemi di gruppi che hanno bisogni diversi, per cui i bisogni sono innati nel consumatore e noi della distribuzione dobbiamo adeguarci strategicamente per soddisfarli”. Ecco perché Primarete, realtà marketing oriented, è convinta che, “come già adottato dai vari mercati europei, i network hanno abbandonato l’idea di far pagare una royalty alle adv e sono passati alla formula pay per use. Crediamo che questa crisi di identità che nel passato ha fatto sì che il network fosse la migliore formula oggi abbia dato il via a nuove formule di aggregazioni meno rigide e alternative a quelle passate”.
C’è anche chi pensa che “ogni nuova forma” crei “opportunità per tutti – dice Stefano Colombo, sales & operations manager distribuzione di Uvet -. La rigidità è frutto di insicurezza e di mancanza di contenuti per cui maggiori contenuti e minor rigidità. Appartenere ad un network è come sposare una filosofia, ma, questo pensiero, deve poter trovare reciproca soddisfazione ogni giorno. Le costrizioni non sono benefiche”.
Manca la vera idea
Siamo sicuri che siano tutte novità quelle che presenta il settore? C’è chi, come Alfredo Vassalluzzo, amministratore unico di Travelbuy, è scettico in tal senso. “Le formule più aperte – dice – se esistono, sono state create per raggiungere un’utenza fuggevole, che non è possibile intercettare con altri strumenti. Anche le richieste del mercato agenziale sono sempre le stesse. Il nostro Paese (intendo il settore adv) non va d’accordo con l’innovazione, sono le menti ad essere antiquate. Quello che manca è la vera idea e mancherà fino a quando non si avrà il coraggio di osare e di andare controcorrente”.
Di cosa ha bisogno il settore? Claudio Busca, direzione generale retail del Gruppo Bluvacanze fa una premessa: “Più il network è centrale e strutturato e più offre performance. Abbiamo bisogno di adv che si innovano (con grinta) e di un cambio culturale della filiera, non tanto di formule alternative. Siamo convinti che la libertà nelle proposte di aggregazione non sia garanzia di risultati di produzione idonei a sostenere un esercizio in salute. Per allargare il campo e su problematiche strettamente politiche ci si pone la stessa domanda: più Europa o meno Europa?”.
Stefania Vicini