E’ giovane, molto giovane. E’ una ragazza. E’ una agente di viaggi. Nel silenzio della sala, durante il convegno in Bit, che analizza il ruolo futuro delle adv, nel momento in cui viene chiesto se ci sono domande, prende la parola. Parla in piedi, non ha né incertezze, né timori. E’ decisa, diretta, lapidaria. Dice: “Me ne voglio andare. Non c’è più futuro. Ho fatto il liceo linguistico. Ho studiato la letteratura. Me ne voglio andare, ho bisogno di una laurea per avere un futuro”. Parole che arrivano dritte a segno. Colpiscono tutti, panelist e platea. La risposta del pubblico è un applauso, un modo spontaneo per esprimere sostegno e comprensione. Vicinanza.
Lei si è fatta da sola, ma dalle sue parole e dal piglio deciso di come racconta traspare subito che ha esperienza, tanta e vera. Dice che se ne vuole andare, ma anche che ama tantissimo questo lavoro. Ne è innamorata, ma lo vuole lasciare. Non ci addentriamo nei particolari della sua storia. Per anni ha portato avanti una adv, ma è stata lasciata da sola, nessun aiuto. E’ stata licenziata, perché era troppo brava nel suo lavoro. E’ paradossale, ma è andata così.
Il tema del direttore tecnico
Il primo a rompere il silenzio è Giuseppe Ciminnisi, presidente facente funzioni Fiavet Nazionale. E’ molto colpito dal racconto della ragazza. E’ commosso. Ciminnisi parla di abusivismo, una battaglia che gli sta molto a cuore. Parla dei requisiti che si dovevano e che si devono avere per fare questo mestiere e poi mette l’accento sul fatto che “ogni adv deve avere il suo direttore tecnico, che deve essere presente, perche è responsabile della adv”. Poi aggiunge che “il network non può dare la direzione tecnica a terzi. Non è cedibile”, afferma deciso.
Soluzione incoming
Sul tema interviene anche Gabriele Milani, direttore Fto, ma anche deputy chairman tourism committee di Ectaa. Riconosce subito che questo è “un mestiere difficile, complesso”, ma alla ragazza suggerisce che “si può trovare un aiuto nelle aziende che lavorano sul territorio con l’incoming. Siamo come le Poste dei viaggi – dice -. conosciamo bene il territorio. Potremmo fare la differenza su come indirizzare i flussi”.
Quanto al direttore tecnico Milani conferma la disponibilità a confrontarsi, però suggerisce di non restare “nel guado delle regioni” perchè se no “si rischia di avere tanti orpelli che non portano valore aggiunto. Abbiamo una normativa che è la più obsoleta nel settore, che è il più importante. Quindi serve una riflessione seria. L’abusivismo è un grande problema”, riconosce certamente Milani, che invita però anche a non disperdere le energie, “con la competenza regionale, le province che non esistono, non esiste neanche un presidio di controllo sul territorio”. Esorta quindi a “capire come si possano vendere più prodotti, a investire tempo ed energie su ciò che può portare risorse”.
La fuga all’estero delle adv
Dalla platea si leva una seconda voce. E’ di un altro agente di viaggi. Scoperchia un secondo vaso di Pandora e introduce il tema di cui è a conoscenza diretta, quello delle “adv che vanno all’estero per esercitare la loro professione, perché lì prendono le commissioni, che sono pagate in modo corretto – dice -. Si sta verificando la situazione di molti agenti di viaggi che fanno la fuga all’estero”, ribadisce.
I due agenti di viaggi hanno portato l’attenzione su due temi caldi, anzi caldissimi. Si parla molto di disaffezione dei giovani verso questo settore e questo lavoro, ma forse non è colpa loro, forse non è dovuto al fatto che non desiderino più fare questo mestiere. Forse, i motivi sono altrove.
Stefania Vicini