Un incremento del 9,5% e 678 milioni di euro. Nel 2023, a tanto dovrebbe ammontare l’incasso dell’imposta di soggiorno a livello nazionale, che i i turisti pagheranno in 1.011 Comuni e negli ambiti provinciali di Trento e Bolzano. A dirlo, l’Osservatorio nazionale di Jfc riportato da Ansa.
Corposo l’elenco dei comuni new entry, da Bari e Taranto fino a Forte dei Marmi, e di quelli che hanno optato per la reintroduzione, così come di quelle località che l’hanno aumentata.
Il Lazio, grazie alla presenza di Roma che totalizza oltre un quinto del totale complessivo nazionale (22,4%, 138,7 milioni di euro), è il Paperone dell’imposta di soggiorno, seguito dal Veneto con oltre 80 milioni (31,5 Venezia) e il 12,9% di quota. Con l’11,7%, ovvero 73 milioni di euro, tallonano a parimerito Lombardia (48 milioni Milano) e Toscana (42,5 milioni Firenze).
Il neo, secondo l’Osservatorio, riguarda la destinazione dei fondi, spesso non conforme alla norma, e la poca trasparenza riguardo agli investimenti.
Per i visitatori non finisce qui: dai loro portafogli usciranno anche contributi di sbarco (23 milioni di euro in 26 Comuni), ticket per i bus turistici (143 milioni di euro in 44 Comuni), l’aumento della tassa d’imbarco sui biglietti aerei a Venezia, Napoli e probabilmente Brindisi e il ticket di ingresso a Venezia.
Un balzo in avanti, poi, avverrebbe se si regolamentassero i circa 600mila appartamenti e case vacanza, con un incasso stimato, secondo l’Osservatorio nazionale di Jfc, di oltre 431 milioni di euro.