Nella galassia dei viaggi corporate, il business travel è senza dubbio uno dei segmenti più consolidati, globalizzati e complessi nella sua gestione industriale.
“A livello globale – conferma Davide Rosi, founder di Ulysse2 e consulente bt – gli operatori in grado di coprire, più o meno direttamente, tutti i Paesi sono ormai ridotti a una manciata – più alcuni newcomer prettamente digitali – e sono quelli comunemente chiamati travel management company, con dimensioni di centinaia, se non migliaia, di dipendenti e miliardi di euro o dollari di volume d’affari. Questi operatori si contendono in esclusiva la gestione delle grandi multinazionali con spese travel di decine di milioni di euro, mentre a livello locale competono anche con un ampio numero di agenzie di viaggi locali, di dimensioni variabili”.
Professionalità da affinare
“In Italia – prosegue -, il tessuto economico che vede la preponderanza di Pmi, consente anche alle agenzie di sviluppare un po’ di fatturato di business travel, spesso grazie a relazioni consolidate con gli imprenditori locali. Escludendo i piccoli clienti con esigenze limitate, diciamo con spesa fino a 80-100mila euro, tutti gli altri richiedono una specializzazione tecnologica e di competenze che fanno degli operatori business travel una categoria professionale differente, che deve dialogare con travel manager a cui sono richieste le stesse competenze e know-how”.
Un ventaglio di competenze diversificate
“La tecnologia per il cliente, dai Sbt agli scarichi informativi verso il gestionale del cliente ai sistemi end-2-end e di business intelligence, la tecnologia per l’automazione del processo operativo interno, per aumentare la produttività ma soprattutto la qualità del servizio offerto, riducendo i rischi di errori e la comprensione dei processi di lavoro, per poter supportare il cliente nella revisione delle proprie procedure operative, rappresentano la base culturale per un agente di viaggi che affronta il mondo del businress travel”, spiega Rosi, e prosegue.
“Accanto a questi, serve la capacità di scrivere una travel policy adatta alla struttura organizzativa e al tipo di traffico del cliente, la conoscenza del customer journey del traveller, indispensabile per i temi della sicurezza e della social responsability e, oggi più che mai, la capacità di lettura dei dati statistici di spesa, per poter orientare il cliente verso le scelte con il miglior equilibrio qualità prezzo”.
“In particolare, l’analisi dei processi e la capacità di corretta analisi statistica della spesa sono competenze non trovabili comunemente fra le agenzie di viaggio e, talora, neanche fra le Tmc. La presentazione di innumerevoli report con l’esposizione di semplici medie o somme di spesa, senza analisi critica sul dato, capendo magari banalmente che una mediana differente da una media potrebbe portare a decisioni diverse, espone l’agente di viaggio a potenziali errori di comunicazione e gestione del cliente“, conclude Rosi.
Un corso dedicato agli agenti
Per colmare queste lacune e arricchire il proprio bagaglio di conoscenza, l’Università di Bologna, con la direzione del professor Andrea Guizzardi, ha avviato un corso di data mining rivolto espressamente agli agenti di viaggio.
Durante il corso si toccheranno tutte le tematiche sopra evidenziate, con l’obiettivo di consentire all’agente di gestire con consapevolezza e marginalità il difficile settore del business travel.
Le preiscrizioni sono aperte fino al 31 marzo 2023 a questo link.
Per info sulle iscrizioni campusrimini.formazionebt@unibo.it, per info sul corso consulenza@silviaverzini.it
Qui il programma del corso.
PO