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Hospitality: ora si deve guardare alla redditività

Imprenditorialità, competitività, creatività. Sono le tre parole chiave che Magda Antonioli Corigliano dell’Università Bocconi ha individuato quali temi centrali emersi durante l’evento “Il turismo che verrà: una lettura attraverso l’ospitalità in Italia” organizzato dal Met-Master in Economia e Management del Turismo Bocconi, in collaborazione con Associazione Italiana Confindustria Alberghi e Assolombarda. Il convegno, ormai appuntamento annuale, salvo l’interruzione causata dalla pandemia, è stato articolato in tre tavole rotonde per offrire una lettura del settore attraverso i diversi punti vista di alcuni player dell’hotellerie, della finanza e dell’innovazione.

L’ospitalità il terminale del turismo

“Uno sguardo sulla situazione attuale e sugli sviluppi futuri. E’ un momento di ottimismo per il settore, dopo un 2022 che è partito con difficoltà per più fattori, tra pandemia e contesto geo-politico con alcune aree che hanno ripreso ed altre che hanno già superato il 2019 – ha esordito Cristina Mottironi Master Met, Università Bocconi, aprendo i lavori -. Il 2023 è ripartito con slancio, adesso c’è anche la riapertura del mercato cinese e ci si attende di tornare ai tassi di crescita del turismo. Partiamo con ottimismo, ma non vuol dire che non ci siano incertezze e cose da fare”.

Il settore dell’ospitalità ha “dimostrato una capacità di adattamento”, prosegue Mottironi, ma ci sono dei cambiamenti da prendere in considerazione che riguardano: “Esigenza della domanda, modelli di business, modalità in cui si innova nel settore dell’ospitalità, ma anche cambiamenti di scenario politico, economico, demografico, che sono da analizzare per capire cosa sta mutando e cosa ci possiamo aspettare”. Ed è ciò che è stato affrontato durante le tavole rotonde, perchè “l’ospitalità è il terminale del turismo – sottolinea Mottironi -, comprenderla vuol dire avere i segnali sull’andamento del settore, ma anche sui nuovi modi di rapportarsi alla domanda”.

Le sfide future

Il confronto tra il mondo dell’ospitalità e quello della finanza sugli investimenti nel settore è una chiave di lettura che ha accompagnato anche le precedenti edizioni del convegno, che quest’anno si è arricchito “di nuovi tasselli, dal ruolo del design alla rigenerazione urbana, alla sostenibilità – ha sottolineato Maria Carmela Colaiacovo, presidente Confindustria Alberghi intervenuta in collegamento -. Oggi si vuole fare il punto sui principali trend della ripartenza, sulle sfide che ci attendono e vedere cosa svilupperanno gli operatori del mondo della finanza. Dopo la crisi pandemica c’è stata una ripartenza esplosiva, i segnali sono molto positivi per il 2023, molti lo identificano come l’anno in cui si tornerà ai livelli pre-pandemici, però ci sono altri elementi critici che impattano, come l’aumento dei tassi di interesse, l’inflazione, i costi delle materie prime, per questo chiediamo al governo un ripensamento sui fondi del Pnrr“, dice Colaiacovo.

Gli investimenti

Il 2022 è stato “un anno buono per gli investimenti alberghieri, 1,4-1,6 mld di euro (-20% sul 2021), questo rallentamento non è da attribuire ad un minor interesse da parte degli investitori, ma a cause esogene. Nel primo trimestre del 2022 il tasso di occupazione camere è stato inferiore al 2019, ma per il 2023 il problema è superato. Ora si deve guardare alla redditività alberghiera, dove i risultati sono superiori al 2019”.

Numeri alla mano l’occupazione è ancora al di sotto dei dati 2019 (-12%), ma con alcuni segmenti quali luxury e upper midscale, in cui è stato recuperato oltre il 91% dell’occupazione. La domanda è alta anche per i prossimi mesi, in particolare per Pasqua e per i ponti di primavera. Città quali Milano, Firenze, Roma e Venezia hanno già prenotazioni superiori a quelle del 2022. Aumentano però i prezzi, a causa dei rincari energetici, dei costi bancari e dalle materie prime.

Gli scenari macroeconomici

A fare il punto su scenari macroeconomici, geopolitici e demografici, il rettore Francesco Billari e il professor Carlo Altomonte dell’Università Bocconi. Quest’ultimo si è soffermato sul tema dell’inflazione, confrontando Stati Uniti ed Europa. “Inflazione che è salita velocemente nel 2022, arrivando quasi a doppia cifra – osserva il professore -. Nel caso degli Stati Uniti gli aiuti previsti dal piano Biden erogati nel 2021-22 hanno aumentato in modo importante il reddito disponibile. In Europa il reddito disponibile è salito poco in Francia, quasi niente in Germania. Gli Stati Uniti hanno visto una ripresa più forte, con un’inflazione più elevata, in Europa l’inflazione è stata in crescita nella ripresa post-pandemica, ma è sotto controllo. Negli Stati Uniti è scesa più velocemente, in Europa un po’ dopo, ma ora dovrebbe fermarsi”, ha affrmato.

L’economia mondiale crescerà “del 2,3% quest’anno, del 3% nel 2024. Il 2023 sarà un anno di rallentamento”, ma si tratta di un rallentamento del ciclo economico, quindi è normale, “verso la fine dell’anno i tassi di interesse scenderanno”. Il messaggio rassicurante che è stato dato è che “il sistema bancario europeo è più solido di quello americano”.

I dati del settore alberghiero

Dati e recensioni i temi trattati da Marco Malacrida di Str & TrustYou. Il manager fa presente che “dalle Americhe, fino all’America del Sud, arrivando in Europa c’è quasi un raggiungimento dei livelli del 2019, che, invece, sono ancora lontani in Asia e in Cina. Per l’Adr, sono tutti superiori ai livelli precedenti, in modo significativo”. C’è poi da considerare il potenziale che servirà a far aumentare i numeri, con i cinesi che stanno riprendendo a viaggiare “e che impatteranno l’industria dell’hospitality a livello globale”.

Ci sono poi alcuni esempi positivi dove si è presenti, come il Revpar. Per esempio il lago di Como e Mestre crescono tra il 30 e il 60%. A livello di destinazioni cittadine, “Roma ha incrementi tra il 30 e il 40%. L’andamento è stato buono nel 2022, la pandemia è per molti dimenticata dal punto di vista economico”.

Cala la reputazione

Malacrida fa presente, però, che c’è un “rovescio della medaglia ed è legato a cosa pensano i clienti. Analizzando circa 1 milione di recensioni nell’ultimo anno divise tra Venezia, Firenze, Roma e Milano, si nota un calo più o meno elevato della reputazione, perchè i prezzi più elevati stimolano le criticità”.

I segnali di allarme riguardano in particolare “la consistenza delle strutture, cioè l’hardware, non tanto il software, non il servizio o il personale, che è sempre a livelli di valutazione eccellenti, ma è la componente manutenzione della qualità percepita del nostro ospite che va attenzionata”. Inoltre, viene fatto presente che “da ora in poi sarà fondamentale tutto ciò che riguarda l’Esg, perchè i consumatori, tra siccità e pandemia, saranno più sensibili agli aspetti ambientali”.

La fotografia di Horwath 

Maddalena Terraneo di Horwath Htl il compito di analizzare gli indicatori di performance italiani nel confronto con i competitor internazionali e l’evoluzione dell’offerta alberghiera in Italia, che “mantiene sempre un primo posto a livello europeo anche se ha registrato una lieve flessione nel decennio. A fronte dell’ingresso copioso delle catene alberghiere, in termini di esercizi hanno registrato un +3,6% medio annuo di crescita e un +3,1% medio annuo in termini di camere. Il tasso di penetrazione ha raggiunto il 5,6% nel 2022 in termini di esercizi e circa il +18% in termini di camere“.

La ricettività alberghiera italiana ha un dimensionamento abbastanza limitato, di 33,4 camere ad esercizio, la quota è in lieve aumento nel decennio. Le catene alberghiere hanno un dimensionamento pari a oltre tre volte tanto quello degli alberghi tradizionali, però mostrano una flessione”. Le catene alberghiere generalmente prediligono il segmento upscale, sia per camere sia per esercizi, il secondo segmento è il midscale.

Nella sua analisi Terraneo sottolinea che le catene internazionali hanno “un dimensionamento più elevato con 117 camere d’esercizio, anche se in lieve flessione, a fronte di 100 camere per gli esercizi gestiti da catene domestiche. L’upscale è il segmento dove il dimensionamento risulta essere più elevato. Il segmento dove c’è il maggior gap tra esercizi gestiti da catene domestiche ed internazionali è l’economy. Le catene internazionali cercano progetti progetti greenfield e di ampie dimensioni”. Inoltre, le catene sono prevalentemente domestiche.

Località e tipologie

La presenza sul territorio è concentrata per il 50% in Lombardia, Lazio, Sardegna, Veneto, a cui si aggiungono Emilia Romagna, Sicilia e Toscana. “L’interesse è rivolto prevalentemente a Roma, che è diventata molto dinamica a seguito dell’apertura di 10 esercizi di catena nell’ultimo anno”, attesta Terraneo. Nella mappa delle location si vede anche la presenza di località secondarie.

Quanto alle tipologie di località, le catene domestiche “prediligono il sun & beach, mentre il generale, sia il domestico sia l’internazionale, si rivolgono verso località arte e business”. In termini di dimensionamento “sono più elevate le strutture aeroportuali con 168 camere e i resort golfistici (146 camere), sono invece più limitate quelle montane (73 camere)”, fa presente Terraneo.

Stefania Vicini

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