“Gli investimenti alternativi, quali private equity e real estate, saranno il focus, il pool di capitale cui attingere per sviluppare il settore alberghiero nel nostro Paese. Nel mondo c’è tanto capitale, il messaggio pertanto è essere aperti agli investimenti dall’estero perché è una opportunità di crescita importante”. Ad affermarlo è Jacopo Tamos, vice president di Algebris Investments, asset manager globale che sta mostrando sempre più attenzione verso il settore alberghiero e turistico.
Il capitale per gli investimenti alternativi
Tamos si sofferma sui numeri e sottolinea che, a livello globale, “il capitale dedicato a investimenti alternativi negli ultimi 5 anni è raddoppiato da 4 a 8 trilioni. Nel mondo c’è una quantità di capitale incredibile che è stato impegnato da investitori e non è stato ancora del tutto utilizzato. L’ottimismo che traspare dagli operatori di settore (intervenuti al recente incontro in Bocconi, ndr) è un segnale positivo, perché degli 8 trilioni c’è una piccola quota che può essere allocata al nostro Paese ed è una grande opportunità”. Non solo, gli 8 trilioni “nei prossimi 5 anni diventeranno 13 trilioni, con un tasso di crescita del 10% l’anno”, annuncia il manager.
La strategia sul fronte alberghiero
Quanto ad Algebris ha un focus su “asset class liquidi (bond e azioni) – spiega il manager -. Dal 2014 abbiamo definito una strategia che ha come focus il credito immobiliare. Dopo la crisi finanziaria del 2008 e la crisi immobiliare che ha colpito l’Europa abbiamo raccolto capitali esteri da investire in Italia. Ci siamo avvicinati all’hospitality piano piano ed abbiamo investito negli ultimi 6/7 anni in credito immobiliare circa un miliardo e mezzo, il 10/15% circa ha come sottostante strutture alberghiere”.
Algebris ha imparato a conoscere il settore alberghiero di casa nostra, che Tamos definisce “molto vecchio” e bisognoso “di essere rinnovato”. Pertanto la strategia nel settore dell’hotellerie che viene portata avanti segue due strade, una mira a “sostenere imprese in difficoltà che hanno strategie di sviluppo per imprese già in portfolio, l’altra, se la situazione è patologica, consiste nell’acquisire le strutture alberghiere e riposizionarle sul mercato”, spiega il manager.
Le strutture a cui guarda sono molto diversificate. Possono essere “da 20/30 camere a gestione familiare, che si trovano in difficoltà, sia strutture da 100/120 camere che, a seguito del cambio generazionale o di mancati investimenti, non sono più competitive”.
I timori del settore
Un punto da cui partire in termini di riflessione sono le richieste che arrivano dal mercato. Il manager attesta infatti che, “sui nostri desk stanno arrivando tante operazioni di hospitality di società in difficoltà in quanto colpite dall’aumento dei tassi di interesse“.
Così come sono state tante le domande che la società ha ricevuto per capire se la crisi attuale delle ultime due settimane possa avere un impatto sugli investimenti dei prossimi 5-10 anni. “Secondo noi – afferma Tamos – il sistema bancario italiano ed europeo è in sicurezza, ci sono stati momenti di panico ingiustificati. Lato real estate, siccome si fanno business plan a 3/5/10 anni, non sarà impattato da una volatilità che è molto dei mercati e poco dell’economia reale, che, secondo noi, sta funzionando bene”.
Non manca l’ottimismo
Tamos non lo nasconde e lo dice chiaramente: “Siamo più ottimisti rispetto alle stime fatte dalle più grandi istituzioni”. Un dato su tutti: “L’anno scorso il cittadino medio europeo ha speso il 6% del proprio prodotto in energia comprata all’estero, quest’anno ai prezzi di febbraio il 6% diventerà un 2%. Il che vuol dire che la società media europea avrà un 3-4% di prodotto che potrà dedicare a investimenti o spesa e compenserà i problemi legati all’inflazione”.
Stefania Vicini