“Sinceramente no“. Così József Janos Váradi, fondatore e ceo di Wizz Air, risponde alla domanda di Repubblica se l’era del biglietto low cost sia al capolinea. “E’ vero – riconosce il mnager -, stiamo conoscendo una crisi energetica significativa, il prezzo del carburante è più alto del normale. Ed anche gli aumenti del costo del lavoro si insinuano nei nostri bilanci. Ma questi andamenti sono ciclici. I carburanti, voglio dire, in un periodo costano molto, in altri meno. Da sempre siamo sulle montagne russe…”. Secondo il manager la sfida è “contenere l’impatto dei costi perché io possa conservare prezzi bassi in favore dei viaggiatori di Wizz Air”.
Puntualità e regolarità
Su puntualità e regolarità dei voli il ceo afferma di aver “imparato molto dalla dura lezione della scorsa estate, quando l’intera catena di approvvigionamento si è inceppata intorno a noi, trascinandoci nei suoi problemi. Adesso noi distribuiamo meglio i nostri aerei negli scali di tutto il mondo; abbiamo aumentato i piloti alla cloche e il personale in cabina, investendo in nuovi motori e pezzi di ricambio. I nostri programmi di volo sono molto più flessibili”. Ciò significa che se si accumulano dei ritardi all’inizio della giornata “siamo comunque in grado di garantire il decollo o l’atterraggio di tutti i voli programmati quel giorno”.
Buono il bilancio: “Nei primi tre mesi di quest’anno siamo stati la migliore compagnia europea in termini di regolarità, cancellando alla fine solo lo 0,2% dei nostri voli. Siamo molto più forti e impermeabili alle influenze esterne. Assistiamo a manifestazioni di piazza in molti Paesi, che influiscono sulle nostre attività. In Francia le agitazioni dei controllori di volo si protraggono da mesi. Le consegne dei nuovi aerei sono in ritardo. E ci chiediamo se gli aeroporti gestiranno la carenza di mano d’opera, in vista della prossima estate. Infine c’è la guerra, che impedisce l’uso di una parte rilevante dello spazio aereo europeo”.
Lufthansa-Ita e Alitalia
In più quest’anno Wizz Air confida di offrire 18 milioni di posti aerei sul mercato italiano. Sono 18 milioni di oppurtunità di viaggio”. Ma sul comprare altre compagnie aeree Váradi è molto cauto: “Stiamo guardando con grande attenzione all’operazione Lufthansa-Ita. Ma prima di fare qualcosa, bisognerà vedere se l’accordo c’è davvero e quali sono i suoi termini. Ci auguriamo che l’accordo rispetti tutte le direttive e i regolamenti dell’Ue; e che la Commissione europea si formi una opinione appropriata prima di approvare l’intesa”. Il motivo? “Comprare non è l’unica ricetta per crescere. Noi abbiamo uno schema di gioco alternativo. Puntiamo ad aumentare il tasso di fedeltà delle nostre viaggiatrici e dei viaggiatori. Abbiamo già portato i clienti abituali da 51 a 65 milioni, e sogniamo di arrivare a quota 170 milioni. Prendere un’altra compagnia può rivelarsi una seccatura“.
E su Alitalia? “alla fine il mercato vince. Non è obbligatorio finanziare con denaro pubblico una propria compagnia aerea. C’è vita dopo Alitalia e, probabilmente, anche dopo Ita”.