Bocca: dagli affitti brevi al nodo del personale, fino al tema lusso

Sono stati diversi gli spunti emersi durante e dopo l’assemblea Federalberghi. A margine dell’evento, li abbiamo analizzati con il presidente Bernabò Bocca.

Il nodo affitti brevi?

“Il tema degli affitti brevi era cruciale, era all’interno della nostra piattaforma elettorale presentata a tutte le forze politiche. Il nostro motto è ‘stesso mercato, stesse regole’, tant’è vero che di fianco a noi abbiamo le associazioni dei b&b e degli affittacamere. Chiediamo che ci sia una regola che imponga una permanenza minima, cioè io se affitto un appartamento per un periodo inferiore ai tre giorni, questo non è più un affitto, ma una concorrenza d’albergo, pertanto devo rispettare tutte le regole a cui è sottoposto l’hotel. Quindi il termine è la permanenza minima di affitto di questa camera: se il governo vuole risolvere questo problema, deve mettere queste regole”.

L’Italia soffre l’arrivo delle grandi catene?

“Secondo me non è un problema l’arrivo delle grandi catene, anche perché la concorrenza fa bene al mercato e Internet permette oggi anche a una piccola struttura di commercializzarsi nel mondo a un prezzo accettabile. Ovvio che le grandi catene hanno un sistema di costi date le loro dimensioni più convenienti del piccolo albergo, ma credo che in Italia ci sia posto per tutti, l’importante è avere hotel adatti a ogni tipo di tasca. Il turista che viene nel nostro Paese cerca un prodotto italiano, molto meno chiede la grande catena internazionale standardizzata”.

Come affrontare il fenomeno dell’overtourism?

“Per evitare l’overtourism bisogna spingere i turisti a tornare in Italia, perché la prima volta che un cliente viene qui va a visitare le ‘big five’: Venezia, Roma, Firenze, Milano, Napoli. Il grosso boom del turismo che la nostra Penisola sta vivendo è dato da un mercato, quello degli Stati Uniti. Ovviamente l’americano che visita l’Italia nella maggioranza dei casi è la prima volta che lo fa e si reca in queste città. Bisogna puntare, viceversa, su un turista europeo e italiano che magari le big five le ha già viste e cerca di visitare le altre destinazioni, che sono altrettanto belle, ma meno conosciute. Solo spostando quindi i flussi e ridistribuendoli si può risolvere il problema dell’overtourism. Non bisogna, però, fare confusione tra le code in autostrada e le presenze in albergo: a Pasquetta ero bloccato in autostrada tra Civitavecchia e Roma, ma il traffico non significa necessariamente presenze in hotel. Se il 2% delle macchine in autostrada soggiornasse in un albergo, io ci farei la firma. La gente si muove va a casa di parenti, amici, si sposta in giornata. E’ un’annata buona più sul mercato straniero”.

Il nodo del personale?

“Tanti alberghi non hanno i margini che magari ha il settore della moda. Noi ci accontenteremmo del taglio sul cuneo fiscale, perché oggi per dare mille euro netti a un dipendente, abbiamo un costo azienda di 30-mila euro. Al posto che chiedere più soldi alle imprese con incremento di stipendio, bisogna intanto cominciare a tagliare sui contributi e mettere più soldi nelle tasche dei nostri dipendenti. Non esiste un Paese come l’Italia dove c’è un carico contributivo così alto. A Montecarlo se si danno 2mila euro a un cameriere, in tasca gliene rimangono 1.800”.

Tariffe, curva in ascesa?

“Ogni volta vengono criminalizzati gli alberghi, prendete un aereo, un treno, un viaggio in autostrada. Tutto è più caro. Oggi a Parigi un albergo a cinque stelle non costa meno di 1.500 euro, perché c’è un mercato comunque che è disponibile a pagare queste cifre, a New York uscire a mangiare in un ristorante costa 200-250 dollari e gli americani sono abituati a quello”.

Il Disegno di legge Semplificazione, un parere?

“Buono. Il problema è che sono stato 5 anni in Senato e so cosa sono i disegni di legge. Se uno vuol far passare una cosa, l’unico strumento è il decreto legge, i disegni di legge sono bellissimi sulla carta, ma bisogna vedere poi quando arrivano alla luce”. (Stando alle ultime notizie, fra non molto il ministero del Turismo varerà la bozza per la regolamentazione degli affitti brevi: a dirlo la stessa Santanchè, ndr).

Un giudizio sul ministro?

“Da parte nostra c’è grande soddisfazione sul lavoro del ministro, ci sta mettendo cuore e anima e ovviamente non siamo in uno stato dittatoriale, per cui magari il ministro porta sul tavolo alcune cose e poi non vengono accettate. Devo dire, però, che è una persona tosta, volitiva. La grossa cosa è vedere su questi residui del Pnrr di cui il ministro ha parlato quanti di questi arriveranno alla voce turismo, ma so che su questo tema Santanchè sta lavorando molto bene”.

Una battuta su “Open to meraviglia”?

“Io sono molto meno critico. Ovvio che un purista della cultura di fronte a un’immagine di questo tipo muore. Innanzitutto è uno spot che è stato commissionato alla prima agenzia italiana, Armando Testa, per cui su questo nulla si può dire. E’ uno spot rivolto ai giovani e ai social, secondo me non è male, il mio giudizio è positivo”.

Le prospettive dell’estate, soprattutto considerando il confronto con i nostri competitor?

“A mio parere nell’estate avremo un ottimo risultato sulle destinazioni internazionali, ma stiamo già vedendo un rallentamento sul mercato italiano, siamo messi peggio dell’anno scorso. Nel 2022 il mercato italiano è andato benissimo e ritengo ci sia stato anche un tema di euforia post Covid: le persone avevano voglia di uscire, spendere e andare in vacanza. Oggi i nodi stanno arrivando al pettine, molta gente ha i mutui a tasso a fisso, ma per chi magari compra una casa in questo momento il mutuo è al 5%. Le bollette sono più care, la spesa è più cara, i mutui sono più cari e per la voce vacanza si inizia a tirare un po’ la cinghia. Le previsioni sono buone in generale, molto positive per le città d’arte e le destinazioni internazionali; sul resto dell’Italia se raggiungeremo i risultati dell’anno scorso sarà un ottimo risultato”.

Sul lato internazionale, il recupero è effettivo?

“Gli americani per due anni non hanno potuto spostarsi e quando hanno potuto farlo già dall’estate 2022 si capiva che avevano voglia di viaggiare. Per loro l’Italia è la destinazione dei sogni, quindi su questo c’è un effetto post Covid. Il mercato Usa è sempre stato prioritario; ci auguriamo che sia un recupero strutturale”.

Il redde rationem sarà il prossimo anno?

“Assolutamente sì”.

L’inflazione e i costi quanto incidono sulle marginalità?

“Tanto, perché poi c’è una speculazione in atto. Ci sono fornitori che fanno aumenti del 30%. Con la scusa del rincaro dei costi energetici, tutti si sentono legittimati ad aumentare. Noi già siamo aziende energivore, perché siamo aperti sette giorni alla settimana e ventiquattr’ore al giorno e in più ad aprile il turista americano vuole l’aria condizionata al massimo. In un albergo nella bolletta la voce dell’illuminazione non supera il 10%: il 90% è fatto dai macchinari per il riscaldamento, l’aria condizionata, l’aria primaria, le cucine etc. Quindi noi abbiamo un grosso aumento su quella voce, e per fortuna adesso i costi stanno scendendo, ma un grosso aumento su tutte le forniture e soprattutto se si ordina un determinato articolo ci vogliono sei mesi di tempo per averlo, dato che nessuno fa più magazzino. Non è semplice”.

Qual è il nuovo concetto di lusso?

“Il vero concetto di lusso è il servizio, perché per fare un albergo bello basta spendere, non è un problema. Dare un servizio di un certo tipo che sia attento, ma discreto al tempo stesso è la vera chiave di volta”.

Ed è la chiave anche con i competitor come Sharm El Sheikh?

“Certo, perché se loro pagano 200 dollari al mese costo azienda un dipendente, 800 sono i loro 80 i miei. Ovvio che poi il cliente che entra in un albergo, in uno ne vede 800, nell’altro 80. Quindi gli 80 devono essere bravi come gli altri 800″.

Nicoletta Somma

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