Esiste un gap tra interesse verso alcune esperienze ed effettiva fruizione, che comporta uno spazio di crescita enorme. A rilevarlo è Roberta Garibaldi, presidente Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, che ha curato la sesta edizione del “Rapporto Sul Turismo Enogastronomico Italiano”, recentemente presentata a Milano.
Una domanda maggiore dell’offerta
Da qui l’individuazione delle esperienze che presentano i maggiori gap. Per esempio tra i percorsi a tema olio da percorrere individualmente c’è “un interesse del 64% e una fruizione dell’8%, con un gap del 56% tra domanda e offerta. Quando si parla di manifestazioni musicali all’interno delle aziende di produzione c’è un gap del 51%, interesse 61%, fruizione 10%, l’arte connessa ai luoghi di fruizione, cantine e frantoi, vede un gap del 49% – spiega Garibaldi -. Nel caso dei percorsi a tema birra il gap è del 44%. La vendemmia turistica mostra un gap del 41%, il 53% degli italiani è interessato, ma ne ha fruito solo il 12%”.
Quanto al tema bike e gusto il rapporto rivela che esiste “un gap del 40%”. Quelle indicate da Garibaldi sono le esperienze con il gap maggiore, ma queste tipologie di esperienze “hanno forti gap, con una domanda nettamente maggiore dell’offerta, pertanto c’è un grande spazio di crescita per il futuro, perché c’è molta voglia di vivere esperienze enogastronomiche in tutta Europa e anche nei Paesi internazionali, ma bassa fruizione delle proposte alternative”.
Aprire a nuovi imprenditori
Garibaldi mette in luce il fatto che rappresenti “una grande opportunità da cogliere da parte delle imprese”. Il suggerimento che dà è di “aprire al turismo altre tipologie di produttori. Dalla raccolta dei mirtilli al tema dei ciliegi in fiore. C’è voglia di novità e tra i temi più trendy c’è il foraging, ma anche i corsi di sopravvivenza e le attività ludiche come escape room e caccia al tesoro“.
C’è anche il tema della pesca-turismo su cui Garibaldi pone l’attenzione in quanto “potrebbe essere un ottimo strumento per avere entrate integrative”, ma c’è anche il tema del gelato, che è stato inserito nel rapporto, in quanto “è un grande tema da poter essere valorizzato dal punto di vista turistico, le visite nelle gelaterie artigianali sono un altro asset da poter giocare”. Basti pensare che sono 32mila le gelaterie in Italia, come è stato detto. Un altro tema su cui riflettere è quello dello spopolamento dei borghi.
Ottimizzare la comunicazione
Dal canto loro le imprese devono “ottimizzare il tema della comunicazione, usando gli strumenti più utili per farlo”. Nel rapporto sono stati mappati i vari strumenti e suddivisi per fasce di età, così ognuna ha “il suo strumento anche nel turismo enogastronomico”.
Le fonti di informazioni usate dal turista sono numerose, anche se tende a fidarsi soprattutto di parenti ed amici, che sono indicati dal 54% dei viaggiatori italiani. I social media si confermano importanti soprattutto per i più giovani, rispettivamente Facebook per i Millennials e Instagram per la Generazione Z.
Tra i mezzi indicati per fare promozione c’è l’uso del mezzo televisivo e la sua capacità di influenzare nelle scelte di vacanza, o meglio cresce l’influenza di film e serie tv ambientate in uno specifico territorio. Garibaldi riporta l’esempio dell’effetto “The White Lotus” a seguito del quale si sta assistendo ad un “copioso arrivo di turisti americani a visitare la parte delle cantine tra Taormina ed Etna, oppure l’azione di promozione esercitata dalla Pasta all’assassina citata nella serie tv ‘Le indagini di Lolita lo Bosco‘ e a Bari si mangia questo piatto”.
Moltiplicare i canali di vendita
L’insegnamento è che “si devono moltiplicare i canali di vendita, il che è un altro elemento fondamentale”. Il tema è “frictionless“, cioè le esperienze enogastronomiche “devono essere prenotabili come un albergo o un volo aereo, cioè nel giro di cinque minuti. Se io voglio prenotare una visita a un produttore e voglio vedere il caseificio devo sapere dove andare e dove poterlo fare in cinque minuti questo è uno degli obiettivi da perseguire per colmare quel gap che vuol dire posti di lavo, reddito e Pil”.
Si devono anche integrare le vendite, fare operazioni di co-marketing. Tra i suggerimenti anche una osservazione sugli aeroporti che dovrebbero essere organizzati in modo tale che, quando si viaggia, si possano mettere in valigia per esempio le bottiglie di vino, favorendo così l’acquisto dei prodotti enogastronomici.
Stefania Vicini