Turismo enogastronomico: lavorare su diversificazione, normativa, promozione estera

Valorizzazione della ricchezza enogastronomica regionale, innovazione delle experience, sostenibilità. Sono alcune delle azioni da compiere per favorire la crescita del turismo enogastronomico e dare risposta al turista di oggi. A fare il punto sulle necessità è Roberta Garibaldipresidente Associazione Italiana Turismo Enogastronomico con la sesta edizione del “Rapporto Sul Turismo Enogastronomico Italiano”.

Le azioni da compiere

Garibaldi si sofferma su alcuni esempi pratici come la legge sulle Strade del vino, “che ha ormai 25 anni, pertanto andrebbe resa attuale, rivista e riorganizzata”, ma poi osserva anche che, tra le azioni da compiere, “si deve stimolare la diversificazione della offerta per destagionalizzare e sviluppare format innovativi, aiutare le imprese nel processo di promo-commercializzazione che è complesso, in quanto il produttore non si occupa di turismo, pertanto deve essere accompagnato nel creare una experience e promuoverla sui portali”.

Si devono anche studiare dei mezzi che vengano in aiuto, “che siano voucher o che siano i consorzi ad aiutare i produttori, ma si deve anche preservare il paesaggio e lavorare sul tema degli itinerari“. Garibaldi a tal proposito ha elaborato “le proposte Itinerari del gusto nazionali, che legano gusto e arte, gusto e archeologia”, l’Italia in questo senso ha molto da offrire, ma “si deve lavorare sul concetto di prodotto turistico sviluppato in rete e promuoverlo all’estero. Sul tema enogastronomico manca la presenza italiana, siamo troppo pochi”, fa presente.

Un altro punto su cui pone l’attenzione è quello di dover definire le figure professionali, “perché se un esperto del gusto accompagna i turisti da un caseificio all’altro, ma non è una guida turistica, è passibile di sanzione. Le guide turistiche in alcune parti d’Italia hanno le competenze, in altre meno, sappiamo che sono tanti anni che non si fanno i concorsi, inoltre, occuparsi di cultura e di storia dell’arte è diverso rispetto all’occuparsi del gusto. Si deve pensare ad una nuova figura? – domanda Garibaldi -. Sono tanti i temi su cui lavorare per far esplodere questa potenzialità”.

Gli hospitality manager

Prevedere gli hospitality manager che lavorano nelle aziende produttive. Anche questo è un altro tema di riflessione, così come il fatto che chi ha sempre lavorato quale enologo non può diventare in breve tempo un operatore turistico, “servono percorsi e corsi per formare le figure. Si deve pensare anche ad un quadro normativo che possa facilitare tutto ciò”.

Il ruolo delle adv

Garibaldi riconosce un ruolo di rilievo anche alle adv, in particolare quelle del territorio “potrebbero fare da Dmc, mappare le esperienze e fare quel lavoro che non appartiene al produttore, per aiutarlo a vendere le esperienze”.

Il tema della normativa

Garibaldi lo dice chiaramente: “Ci sono le norme per il settore del vino e dell’olio, ma mancano quelle dedicate a tutti gli altri settori produttivi. Invece, si devono facilitare le visite in tutti i luoghi produttivi, abbiamo salumifici, caseifici in grotta, una varietà di prodotti che possono rispondere alla voglia di novità e di esperienze, ma deve essere possibile”.

Servono azioni e una svolta green, ma questo in particolare è un tema che sarà affrontato a settembre. C’è poi un altro argomento che sta particolarmente a cuore a Garibaldi ed è quello di preservare il nostro patrimonio culturale, “gli italiani stanno in media al giorno un’ora in cucina, stiamo perdendo l’abitudine a cucinare, stiamo perdendo le ricette delle nostre nonne, c’è la difficoltà del passaggio generazionale e invece si devono preservare i luoghi storici e gli artigiani del gusto”.

Stefania Vicini

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